Il commento alla parola di domenica 10 aprile 2022 (Domenica delle Palme) a cura di Suor Maria Chiara del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Siamo giunti alla domenica delle Palme che ci apre la grande settimana. Come ogni anno leggiamo insieme il racconto della Passione e Morte di N.S. Gesù Cristo, quest’anno, nella redazione di San Luca. Vorrei proporre una meditazione a partire dai brani che caratterizzano la versione di S. Luca. Tre in particolare.

Il primo brano riguarda il tradimento di Pietro. Pietro sta nel cortile del Sommo Sacerdote, presso il fuoco, con i servi e per ben tre volte viene interrogato circa la sua conoscenza di Gesù. Davvero lui che aveva promesso eterna amicizia a Gesù, adesso lo tradisce davanti a dei poveri servi. Ma Luca racconta che il Signore Gesù, che era in catene, voltatosi, guardò fisso Pietro. Pietro si ricordò e… uscito fuori pianse amaramente. Vorrei invitarvi a pensare a questo sguardo… Proviamo a immaginarcelo. Era un rimprovero per l’amico che aveva tradito? Era una condanna? O era uno sguardo che nella verità (perché Pietro si ricordò) era piano di misericordia? 

Un autore dice che «…lo sguardo d’amore di Gesù tocca e ferisce Pietro e, nello stesso istante, gli offre il suo perdono d’amore e lo chiama a una nuova vita. Pietro scoppia in lacrime, lacrime che testimoniano la ferita prodotta dallo sguardo di Gesù» (A. Louf).

“Secondo la tradizione le lacrime di Pietro da allora in poi hanno proseguito a scorrere continuamente, al punto che nella sua anzianità si erano formati addirittura dei solchi sulle sue guance” (I. Galgano). Questi segni indelebili sono diventati dei criteri per riconoscere la figura di Pietro.

Un altro brano che riguarda solo il Vangelo di Luca è l’incontro con le donne che piangevano e facevano lutto sulla via del Golgota. Gesù dice loro: «Non piangete su di me, ma piuttosto piangete su voi stesse e sui vostri figli». Gesù raccomanda un pianto di pentimento per i nostri peccati: il pianto di Pietro. “Secondo la tradizione il penthos, la contrizione, le lacrime sono il segno che il cuore di pietra si sbriciola, si frantuma e lascia pulsare un cuore di carne, capace di accogliere la tenerezza misericordiosa di Dio. Per questo le lacrime erano ritenute dai padri della Chiesa come un “secondo battesimo”, una purificazione del cuore, un’attestazione di amore verso il Signore, una domanda di riconciliazione e perdono” (E. Bianchi).

Nel Vangelo poco più avanti troviamo il passo che ci parla del Buon Ladrone. Quest’uomo che non ha nulla e non può contare ormai su nulla, perché è di fronte alla morte, si mette nel giusto atteggiamento di verità: non mente, non promette ciò che non può mantenere, ma chiede solamente misericordia «Gesù, ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno!» (Lc 23,42).

E avviene l’incredibile: «In verità io ti dico: oggi con me, sarai in paradiso», dice Gesù. Il ladro che ha fatto verità non ha bisogno di piangere perché il suo cuore è già aperto e Gesù può accoglierlo nel suo cuore che tra poco sarà aperto dalla lancia.

Anche noi, soprattutto in questa settimana siamo attesi tutti là – insieme con «tutta la folla che era venuta a vedere quello spettacolo» – con le lacrime o senza, con il cuore in mano, lasciamoci amare.

LETTURE: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14 – 23,56