Il commento alla parola di domenica 18 settembre 2022 a cura di Suor Maria Chiara del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Tra i brani del Vangelo, quello di oggi è certamente uno dei più difficili da comprendere. Quando mai avremmo pensato di sentire Gesù proporci come esempio un amministratore scaltro che condona i debiti del padrone per farsi degli amici? Invece Gesù loda questo comportamento disonesto dicendo che ha agito con scaltrezza. 

Certamente Gesù ci dice di applicarci con più solerzia per il regno di Dio, ma probabilmente ci vuole dire anche altro… Nella mia ricerca mi sono fatta aiutare da don Fabio Rosini che per prima cosa ricorda chi è questo padrone. 

Se il padrone di cui parliamo è Dio, qual è la sua ricchezza? Non sono tanto i denari, ma piuttosto la sua grande misericordia. La lettera agli Efesini dice che Dio è ricco di misericordia (Ef 2,4). Quindi se il suo tesoro è la misericordia, un amministratore che rimette i debiti ai debitori, è da lodare perché finalmente inizia ad operare come il suo padrone. Anche noi siamo chiamati ad operare come Lui; per essere perdonati dobbiamo iniziare a perdonare, per essere amati ad amare. S. Paolo nella 2Cor 8,9 dice che il “Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. 

Il brano di oggi viene proprio dopo la parabola del Buon Pastore, della dracma perduta e del Padre misericordioso che ci indicavano come agisce il Padre: con misericordia. Adesso Gesù ci mostra che noi dobbiamo iniziare ad agire come lui. Anche nella preghiera che ci ha insegnato, preghiamo: … “rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”. 

Il dono del Risorto è proprio questo; apparendo ai discepoli Gesù dice: «Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi». (Gv 20,22-23). L’unica salvezza per l’amministratore è iniziare a rimettere i debiti, iniziare a perdonare.

Il brano dice anche “fatevi degli amici con la ricchezza disonesta perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Il Santo Cottolengo diceva che i portinai del Paradiso sono i poveri. Quando ci presenteremo davanti al Signore, i primi che incontreremo saranno i poveri che abbiamo aiutato o che non abbiamo aiutato. Le persone che hanno bisogno del nostro aiuto oggi, avranno le chiavi del Paradiso. 

Possiamo pensare a questa parabola come ad un midrash che spiega il testo: “L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato” (Tb 12,9). Il problema non è essere perfetti, ma aver perdonato molto. Ma comunque non riusciremo ad aggiustare tutto della nostra amministrazione. Come far quadrare i conti? 

Servire Dio e non la ricchezza significa che la ricchezza deve servire Dio e non il contrario, ovvero il denaro serve per aiutare, serve per amare, per soccorrere chi è nel bisogno. Il denaro non sempre è malvagio, ma va concepito al servizio della volontà di Dio. 

Questo amministratore dice al nostro cuore: cancella i debiti, rimetti i peccati, azzera i crediti perché questo ti apre le porte dei cieli.

Buona domenica.

LETTURE: Am 8,4-7; Sal 112; 1Tm 2,1-8; Lc 16,1-13