Il commento alla Parola di domenica 29 settembre 2019 (XXVI Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.

Si racconta che, in un’occasione, Socrate passeggiava per il mercato centrale di Atene. E, vedendolo, uno dei suoi discepoli domando: «Maestro, abbiamo imparato da te che i saggi conducono una vita semplice ed austera. Ma tu non hai neanche un paio di scarpe». «Giusto», rispose Socrate. Il discepolo aggiunse: «Tuttavia, tutti i giorni ti vediamo nel mercato principale, ammirando le merci. Possiamo raccogliere qualche soldo così ti potrai comprare qualcosa?». «Eh no, ho tutto ciò che desidero, disse Socrate, ma mi piace visitare il mercato per vedere se continuo ad essere felice senza quel mucchio di cose». Non è più felice colui che molte cose, ma colui che non ha bisogno di quelle. Il brano del vangelo di oggi continua il vangelo della settimana scorsa. Otto giorni fa abbiamo parlato del pericolo delle ricchezze, non perché sono cattive, ma per le conseguenze negative che alle volte portano con sé. «Non possiamo servire due padroni», diceva Gesù. Il brano di oggi è un chiaro esempio.
Il ricco di oggi è un uomo egoista a cui non importa la povertà neanche la indigenza della gente povera. Lui passava i suoi giorni in feste splendide spendendo soldi in lussi senza freni. Dall’altro lato c’è Lazaro, «coperto di piaghe e con la voglia di sfamarsi con le briciole che cadevano del tavolo, ma nessuno gli dava niente». La ricchezza rese il ricco totalmente freddo ed insensibile davanti ai bisogni più elementari del povero Lazaro. Persino i cani si mostravano più vicini che quell’egoista.
In tutta la storia dell’umanità, la cupidigia, l’abuso e l’indifferenza dove ti portano le ricchezze sono viste come racconta il profeta Amos. Il problema non è la ricchezza in sé, il fatto di mangiare bene e godere delle proprie ricchezze. Questo sarebbe un peccato di gola che, alla fine si potrebbe scusare. Ma ciò che è veramente grave è quel disinteresse e terribile indifferenza davanti alle disgrazie del prossimo, mentre che molti ricchi nuotano nel lusso e nelle vanità, spendendo soldi di modo osceno e scandaloso.
Anche oggi accade qualcosa di simile. I ricchi di oggi potrebbero essere i paesi dell’occidente, che annegano nel consumismo, materialismo e abbondanza, e con i sistemi economici schiavizzano in un loro modo tiranno la povera gente dell’Africa e dei paesi in via di sviluppo. Questi muoiono di fame e si trovano sprovvisti dei mezzi più indispensabili per vivere con una certa dignità.
Ma forse nelle proprie comunità conosciamo alcune persone che vivono in povertà estrema. Forse li vediamo tutti i giorni in strada e passiamo accanto a loro e guardiamo dall’altra parte pensando che non è il nostro problema, e non muoviamo un solo dito per aiutarli.
Il ricco morì e lo seppellirono e tutti i suoi beni marcirono con lui. Invece, Lazaro fu portato a godere la gioia di Dio. Cristo ha parlato cento volte dell’infermo e del cielo, come premio e punizione delle nostre azioni. Non è un racconto per bambini. Altrimenti cosa è venuto a fare Cristo in terra? Perché si incarnò, abbracciò terribili sofferenze nella passione fino alla morte di croce? Per salvarci da cosa? Se non c’è un cielo e inferno, questo mondo non ha senso.
Ricordiamo San Giovanni della Croce: Alla fine della vita saremo giudicati dall’amore. Approfittiamo il tempo della nostra vita per meritare il cielo.

LETTURE: Am 6, 1.4-7; Sal 145; 1 Tm 6, 11-16; Lc 16, 19-31