Il commento alla parola di domenica 20 marzo 2022 (III domenica di Quaresima) a cura di Suor Maria Daniela del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Il mistero del tempo avvolge la nostra vita e, se ci pensiamo bene, noi abbiamo avuto dal Creatore il possesso di questo solo bene.

Il Beato Paleari, sacerdote cottolenghino, invitava sempre: “profitta del tempo, tieni conto del minuto, Dio te lo dà ad istanti, avendo di mira l’eternità”. Le scelte che compiamo nel quotidiano hanno una tale importanza che la Beata Giacinta di Fatima esclamava: “Se gli uomini sapessero che cos’è l’eternità farebbero di tutto per cambiare vita”. Per il cristiano infatti la storia non è un eterno ritorno, che porta in sé i suoi castighi e i suoi premi, ma è un cammino verso un compimento, che è nascosto nel disegno di Dio e che la Scrittura chiama “ultimo giorno”, in cui Dio prepara una terra nuova in cui abita la giustizia e la cui felicità sazierà tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini (cfr. Concilio Vaticano II, GS 39). Il “giudizio di questo mondo” è già avvenuto nel momento in cui Gesù si è consegnato alla morte per darci la vita, ma nell’ultimo giorno sarà evidente per tutti. 

Il Vangelo di questa domenica vuole dilatare il nostro sguardo interiore: tragici fatti di cronaca ci devono ricordare che Qualcuno, Dio stesso, guida la storia non per punirci, ma per farci scoprire la profondità del suo amore e della sua misericordia. Dio vuole invitarci a uscire dal tran – tran quotidiano per camminare con Lui verso la vita eterna. Con la parabola del fico sterile il Signore Gesù ci invita a un passo ulteriore: accogliere il progetto di Dio sulla nostra vita, percepire che il nostro peccato, la nostra sterilità nel bene sono devastanti per noi. Il peccato è contro l’uomo e così anche contro Dio stesso, che ha voluto legare il proprio cuore a quello dell’umanità. Ma Dio ci segue con pazienza e attende che ci riconosciamo bisognosi di conversione. A Dio piace perdonarci, farci del bene, guarirci dalle nostre passioni che sono malattie dell’anima. A san Girolamo che desiderava dare a Dio qualcosa che non gli avesse ancora dato, il Signore ha risposto: “Dammi i tuoi peccati!”. 

La conversione con consiste in una vita “perfetta”, senza cadute o sbagli, ma nel rispondere con amore a Qualcuno che ci ama, fino a sperimentare una risurrezione, nell’amare con tutto noi stessi. 

Trovo nel salmo 130 dei riferimenti essenziali per il mio cammino di conversione: “Signore non si inorgoglisce il mio cuore”: per convertirmi devo riconoscermi bisognosa e avere un po’ di umiltà. “Non vado in cerca di cose grandi superiori alle mie forze”: la conversione è nello stesso tempo la cosa più preziosa da cercare e una grazia da chiedere. “Io sono tranquillo e sereno come bimbo in braccio a sua madre”: la molla della conversione è la fiducia. “Speri Israele nel Signore”: la conversione genera speranza anche intorno a me, nella mia comunità.

LETTURE: Es 3,1-8.13-15; Sal 102; 1 Cor 10,1-6.10-12; Lc 13,1-9