Il commento alla Parola di domenica 24 novembre 2019 (XXXIV Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada

La festa di Cristo Re fu istituita da Pio XI nel 1925 per incoraggiare i cattolici a manifestare pubblicamente la loro fede ed esprimere così che nella Chiesa colui che comanda veramente è Cristo. Il racconto di Luca sugli ultimi momenti di Gesù sulla croce con altri due ladri è piuttosto drammatico, umiliante e in qualche misura ripugnante per i lettori del suo tempo. Un re non può finire così; “Qualcosa avrà fatto” sarebbe uno degli argomenti per scusare questo triste finale. Gesù, il Cristo Re è controcultura e diverso. È un altro tipo di re.
Questo dovrebbe indurci a chiederci onestamente: quale immagine di Gesù ho? E in che modo quell’immagine influenza la mia vita cristiana?

Un re che accoglie i peccatori

Durante tutto il Vangelo di Luca che abbiamo letto una costante: “le cattive compagnie di Gesù”. Più volte l’Evangelista ha osservato che Gesù ha incontrato prostitute e pubblicani; peccatori socialmente e religiosamente emarginati. Ora alla fine della sua vita, c’è anche posto per due malfattori. Durante il suo ministero, Gesù ha sempre accolto tutti, compreso tutti e offerto misericordia a coloro che ne avevano bisogno e lo hanno riconosciuto. Ora alla fine della sua vita, continua anche ad accogliere e promettere la salvezza. Vediamo che Gesù non risponde alle offese e agli oltraggi dei capi, dei soldati o di uno dei ladri, ma ora merita di rispondere e ricevere nel suo regno l’altro ladro, a chi riconosce la sua colpa e teme Dio. In breve, chi si pente.
Coerentemente con ciò che ha predicato e annunciato con la sua vita, i suoi miracoli e le sue denunce, ora corregge leggermente il ladro e promette che “oggi” sarà in paradiso con lui. Oggi, non in un futuro incerto. C’è qualche promessa divina più rassicurante di questa?
Dovremmo chiederci: come possiamo accogliere gli altri? Che atteggiamento abbiamo verso gli emarginati della nostra società? Crediamo davvero nel pentimento delle persone?
Mi dirai: ”Che cosa ha reso straordinario questo ladro di meritare, dopo la croce, il paradiso?“. Rispondo già: Non appena, a terra, Pietro negò il Maestro; lui, in cima alla croce, lo proclamò “Signore” (…). Il discepolo non sapeva come sopportare la minaccia di una domestica; il ladro, avendo tutto un popolo che lo circondava, gridava, non si intimidiva (…) vinse tutto con gli occhi della fede, riconobbe il Re dei Cieli e con un’inclinazione davanti a lui Disse: “Signore, ricordati di me, quando sarai nel tuo Regno” (San Giovanni Crisostomo).

Un re che salva

“Salva te stesso e noi!” in (Lc 23,39c). Questa salvezza è strettamente legata all’avverbio “oggi” nel Vangelo di Luca: “Oggi è nato un salvatore” (Lc 2,1) “Oggi questa Scrittura è stata adempiuta” (Lc 4,21) “Oggi abbiamo visto cose meravigliose” (Lc 5,26) “Oggi la salvezza è arrivata in questa casa” (Lc 19,9).
Il re proposto dall’evangelista è colui che salva oggi, non domani o dopodomani. Celebrare la solennità oggi è un invito urgente a proporre il Vangelo di Gesù a tutte le persone. Se Cristo è il re dell’universo, preferisce essere uno di ciascuno di noi, e soprattutto il più povero in questo mondo. Il suo trono celeste vuole essere il nostro cuore, se glielo permettiamo, se gli permettiamo di salvarci dal nostro egoismo, male, meschinità, ipocrisia, etichette, chiusure. Pertanto, siamo anche invitati a dire oggi: «Gesù, ricordati di me».
Ringraziamo Dio Padre che ci ha resi partecipi del Regno predicato da suo figlio Gesù; un regno dove tutti hanno luogo; un regno dove non c’è spazio per discriminazioni o disprezzo. Quindi avrà senso cantare con il salmista: “Che gioia quando mi dissero: andiamo alla casa del Signore!”.

LETTURE: 2 Sam 5, 1-3; Sal 121; Col 1, 12-20; Lc 23, 35-43