Il commento alla Parola di domenica 11 aprile (II Domenica di Pasqua) a cura di Sr Maria Daniela del Monastero Cottolenghino  “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”

Alla presenza del Risorto i discepoli diventano i testimoni di una luce nuova che apre gli occhi del loro cuore. Altrimenti come potrebbero vedere un Uomo torturato atrocemente, che li invita a fissare lo sguardo nelle sue piaghe e gioire? Colui che hanno visto Crocifisso si presenta vincitore, ma non come colui che si vendica dei suoi nemici: la vista delle sue ferite non suscita tristezza, non incita all’odio, ma riflette la bellezza del suo amore misericordioso che si è chinato su tutti e non tratta nessuno “come merita”, ma secondo la grandezza del suo amore divino, che perdona l’imperdonabile. Egli sta in mezzo a loro, e sta oggi in mezzo alla Chiesa, come la fonte perenne della misericordia, come la Roccia che fa scaturire torrenti di acqua sempre viva per la nostra riconciliazione e guarigione. I discepoli accolgono la sua parola: “Pace a voi!”, accolgono lo Spirito del perdono e della misericordia che libera il loro animo chiuso dalla paura verso i Giudei, dalla delusione verso il loro Maestro, dallo sconforto e dal senso di colpa verso loro stessi, che avevano rinnegato, tradito, abbandonato Chi aveva fatto loro del bene. Non c’è nulla di più grande per un essere umano che essere rigenerato nel perdono, nello sperimentare che il male operato o subito da parte di altri viene trasfigurato dall’amore col quale ti ama Colui che ti perdona e ti dà la forza di perdonare. Il loro cuore viene aperto e santificato dalla forza dello Spirito che il Risorto “alita” su di loro, in una nuova creazione. 

Ma c’era uno “che non era con gli altri”, Tommaso che ritornando ascolta gli altri, ma non arriva alla fede. La fede nasce dall’ascolto, ma lo Spirito accende la luce della fede nell’uomo che ascolta con un cuore libero, cuore di “povero”. Tommaso è detto Didimo, cioè “gemello”, gemello nostro quando l’impatto della vita è così negativo per noi che non riusciamo a superarlo, quando siamo tentati dalla disperazione di fronte ai nostri peccati che ci sembrano impossibili da perdonare, o quando, a causa della nostra logica stringente, non riusciamo a vedere una via di uscita per le nostre difficoltà. Tommaso era un uomo coraggioso; quando gli altri apostoli temono di tornare in Giudea perché Gesù lì era stato minacciato di morte, Tommaso rispose deciso: “Andiamo anche noi a morire con Gesù” (Gv 11,16). Tutti sappiamo che la generosità non basta per fare il bene, e Tommaso, di fronte al Risorto, comprende che nel progetto di Dio l’ultima parola non è mai del dolore, ma della misericordia e che anche a lui veniva restituita la capacità di amare e perdonare gli uccisori del suo Signore e Maestro. Noi siamo grati a Tommaso perché la sua incredulità ci ha giovato più della fede degli altri, come dice San Gregorio Magno e ci aiuta a vincere la nostra durezza nell’accettare la misericordia di Dio che non ci umilia, ma ci eleva. Noi da che parte stiamo?

LETTURE: At 4,32-35; Sl 117; 1Gv 5,1-6;  Gv 20,19-21