Una lunga storia, quella di Famiglia Domani. Una storia di dialogo, di ricerca, di domande più che di risposte precostituite. Una storia di impegno volontario da parte dei redattori. Una storia di volti, di voci, di belle amicizie.  E’ “Famiglia Domani”, il periodico curato da oltre 40 dai Cpm, i Centri di preparazione al matrimonio, ed edita da Gazzetta d’Asti con la direzione di don Dino Barberis. Una rivista che ha avuto, e ha, tanti maestri: all’interno e all’esterno della redazione. Impossibile elencarli tutti. I numeri sono monografici e ognuno di essi è arricchito da un dossier di 16 pagine. I vari temi sono affrontati in varie prospettive: psicologiche, antropologiche, sociologiche, etiche, spirituali, pastorali, di esperienza quotidiana e con testimonianze di vita vissuta.

Ne parliamo con il sociologo Luigi Ghia, responsabile di redazione.

Come è nata la rivista “Famiglia domani”? 

“Nella seconda di copertina della rivista compare la dicitura “anno XXXVII. Il 2021 sarebbe dunque il 37° anno di vita di Famiglia domani.  In realtà la rivista è… ancora più vecchia,  perché è nata oltre 40 anni fa come strumento di collegamento (non stampato inizialmente  da una Casa editrice) tra gruppi di persone che, in varie diocesi italiane avevano costituito i CPM, i Centri di Preparazione al Matrimonio. Successivamente – da 37 anni appunto – la rivista  si è fatta carico di obiettivi più ambiziosi: ora Famiglia Domani è un sussidio per le famiglie, i gruppi-famiglia, i coniugi, i fidanzati, le parrocchie e tutti coloro che, a vario titolo, sono impegnati nella pastorale familiare. Una rivista unica nel suo genere e diffusa in tutta Italia e nel mondo. È consultabile anche in varie biblioteche e presso Istituti Superiori di Scienze Religiose. 

Fino al 2015 la rivista era edita dalla Casa editrice Elledici di Torino; poi la Casa aveva deciso di abbandonare la pubblicazione delle maggior parte delle riviste, lasciando attive solo quelle più specifiche al ministero salesiano. Fu l’intuizione del vescovo emerito di Asti, monsignor Ravinale, a proporre Gazzetta d’Asti come editrice, e la nostra avventura può dunque continuare. Una lunga storia, quella di Famiglia Domani. Una storia di dialogo, di ricerca, di domande più che di risposte precostituite.  Una storia di impegno volontario da parte dei redattori. Una storia di volti, di voci, di belle amicizie. Una rivista con radici solide. Radici – lo dice lo stesso titolo – che consentono di guardare al domani, al futuro”. 

Perché parlare di famiglia oggi? È cambiato il concetto di famiglia? 

“Di famiglia si è sempre parlato. In bene e in male. Oggi, parlare di famiglia, significa entrare in situazioni sempre più complesse di cui la società, i sociologi, il diritto, la Chiesa non possono non tenere conto. Stanno emergendo, soprattutto dai primi anni ’70 del secolo scorso,  nuove tipologie di famiglie. Se prima era la famiglia “patriarcale” a essere intesa come società naturale fondata sul matrimonio, oggi siamo in presenza di nuovi modelli familiari, di nuovi tipi di unione, di situazioni declinabili sulla base di assetti mononucleari. Dobbiamo scandalizzarci? Assolutamente no. Anche perché, tutte le statistiche ci dicono che i giovani, attraverso vari sondaggi da parte di opinionisti,  mettono al primo posto del loro indice di gradimento proprio le famiglie. Se è così, bisogna continuare a parlarne, ma soprattutto  bisogna continuare a cercare, a cercare sempre. Continuare a lavora “con” le famiglie”. 

La rivista si chiama Famiglia domani, quindi qual é il futuro della famiglia?

“La rivista si chiama Famiglia “domani” appunto perché è nata in un contesto di preparazione dei fidanzati al matrimonio.  Ma il “domani” non vuole solo identificare un futuro, che è quello che sarà di un presente, bensì un “avvenire” che è ciò che non può essere previsto: un evento, un avvenimento. Io non so dire se la famiglia avrà un futuro. L’umanità ha sempre cercato di indagare il futuro, ma lo ha sempre fatto affidandosi a indovini, a visionari, in molte società agli sciamani. Il sociologo non è uno sciamano. Il nostro è un lavoro scientifico che non può essere confuso con la magia. Servono tempi lunghi per formulare le ipotesi e per verificarle. Credo – anzi spero –  che la famiglia continuerà a essere quella che viene definita “la cellula base della società”. Ma per essere tale servono alcune precondizioni. Prima di tutto, occorre che essa non si ripieghi su se stessa. Una cellula vive solo se  partecipa della vita di un corpo più vasto. Una cellula isolata è destinata a morire. E questo ce lo ha insegnato la terribile pandemia in cui ci stiamo dibattendo”. 

La famiglia attiene al mondo sociale, culturale, religioso… Qual è l’influenza della società sulla famiglia?

“Quanto dicevo prima sulle cellule trova qui un approdo ideale. Il grande corpo di cui parlavo, per il credente, per il cristiano, è il corpo ecclesiale. La nostra rivista non dimentica – non potrà mai dimenticare – di essere innestata su un corpo ecclesiale che è meno anonimo di una collettività come è il  corpo sociale. Per la famiglia questa possiede un valore inestimabile. Le relazioni familiari, coniugali, genitoriali non possono che arricchirsi da uno scambio con altri gruppi, con altre famiglie. Penso che la Chiesa possa diventare una comunità di famiglie che possono formare il tessuto della vita ecclesiale e nutrire,  rinnovare, una comunicazione, una comunione.  Può sembrare utopia. Ma, io credo,  vale la pena lavorare in questo orizzonte”.

L’abbonamento annuale (4 numeri di 80 pagine) è di in 23,50 euro (all’estero 30 euro) e può essere effettuato tramite conto corrente postale n. 1014947939 intestato a Gazzetta d’Asti s.r.l., oppure su conto corrente bancario: IBAN IT 82C 06085 103 000000000 34 200 (indicare sempre nel bonifico bancario il proprio indirizzo postale).