Domenica 15 novembre si celebra la IV Giornata Mondiale dei Poveri. Come espresso dal Messaggio di Papa Francesco dello scorso 13 giugno il tema della Giornata si articola intorno all’espressione biblica “Tendi la mano al povero” (Sir 7,32). Nel messaggio del Santo Padre si legge che “Tendere la mano al povero fa scoprire prima di tutto a chi lo fa, che dentro di noi esiste la capacità di compiere gesti che danno senso alla vita”.

Abbiamo chiesto ai tanti volontari impegnati nei servizi della Caritas di commentare questa espressione alla luce della loro personale esperienza.

Ecco alcuni dei commenti.

Anni fa, quando mi compravo un vestito nuovo o qualcosa che mi piaceva molto, ero contenta ma, in mano avevo solo cose materiali che mi rallegravano per poco tempo. Da quando aiuto i poveri la gioia che provo è totalmente diversa. Quando riesco ad ascoltare, sostenere, aiutare moralmente o materialmente un bisognoso, mi si allarga e scalda il cuore perché una persona ha sorriso, ha mangiato o si è curata. Questo è davvero importante ed è il vero valore che dà un senso alla vita.

  Silvana, Caritas San Pietro

A me richiama questo: “gratuitamente avete ricevuto e gratuitamente date… C’è più gioia nel dare che nel ricevere”. Quando si aiuta una persona si dà ciò che si ha, ci si svuota di noi ma ci si riempie di Lui!

Patrizia, Servizio accoglienza donne

in difficoltà Le Querce di Mamre

Penso che spesso ci regaliamo molte cose materiali che per quanto ci rendano felici, ci lasciano sempre un senso di incompleto, e quindi pensiamo già a cosa regalarci alla prossima occasione. Questo accade finché non incontri la carità, finché non realizzi che il regalo più bello che tu possa farti è donare ad un’altra persona! Il donare non ti lascia incompleto ma ti riempie di gioia!

Federico, Caritas Quattordio

Ho memoria di mia madre, per 10 anni tutti i giorni un povero suonava alla nostra porta e riceveva una minestra, Gaetano si chiamava… si dà e si trasmette…

Bruna, Servizio accoglienza

donne in difficoltà Le Querce di Mamre

Andando incontro al fratello bisognoso, vado incontro a Gesù che è in lui e ritrovo, nel mio cuore, l’unione con Dio, che dà gioia e forza di essere vicina e utile a chi incontro nel mio cammino.

Mariangela, centro diurno

per senza fissa dimora Il Samaritano

Leggendo la frase del Papa mi sono subito venute in mente le parole di madre Teresa “quello che tu puoi fare è solo una goccia nell’oceano, ma è ciò che dà senso alla tua vita”. Il servizio in Caritas è la strada privilegiata in cui incontro i poveri nei quali, come cristiana, sono chiamata a vedere Gesù. Non posso pensare di eliminare la sofferenza, la fragilità, la disuguaglianza… ne uscirei frustrata. Posso però accogliere, condividere i pesi, instaurare relazioni di aiuto, in una parola amare. L’amore, quello che per primi abbiamo ricevuto dal Signore e che ognuno di noi desidera, chiede di essere donato per portare frutto. A volte è particolarmente difficile, non sempre il fratello è amabile, ma proprio come in famiglia, la situazioni per cui si soffre di più sono quelle che fanno crescere.

Laura, Caritas Cattedrale

In questo tempo “sospeso” abbiamo compreso meglio il significato della parola “relazione”. La distanza fisica ci fa capire quanto sia importante incontrarci, guardarsi negli occhi, comprendere l’espressione del volto per riconoscere i bisogni dell’altro. Questo è nutrimento reciproco!

Rosanna, Caritas N.S. di Lourdes

La frase di Papa Francesco suggerisce una idea credo nuova anche per la chiesa. Tendere la mano per comprendere di essere capaci di gesti importanti e dare nuovo senso alla propria vita. Ma la riflessione che voglio fare, partendo da questo innegabile assunto, riguarda lo stesso concetto di povertà. Chi sono i poveri, oggi e quali sono, in concreto, i gesti che possiamo e dobbiamo fare? I migranti vanno “aiutati” (o, meglio affiancati) prima di tutto comprendendo il loro status e la loro tensione a diventare cittadini del mondo con pari diritti e pari opportunità. La carità diventa condivisione, cammino da fare insieme, nuove consapevolezze per chi si dedica all’educazione e ai percorsi di integrazione scolastica e lavorativa degli stranieri. Poi ci sono altre povertà, altri “poveri” che ci interpellano. Per quanto mi riguarda, ad esempio, i detenuti che spesso bolliamo come delinquenti e lasciamo anche culturalmente “morire” di condanna in carcere. Tendere loro la mano significa comprendere che gli errori sono spesso solo dietro l’angolo ma anche che gli errori, spesso dovuti a vite ai margini, possono trasformarsi in grandi opportunità. Possiamo, anche in questo caso, compiere piccoli gesti e dare un senso nuovo alla nostra vita. Starli a sentire, dentro il carcere e quando escono, spaesati, guardati con sospetto, ed hanno bisogno di qualcuno che, letteralmente, li prenda per mano…

Mauro, Corridoi umanitari Caritas Cattedrale

Proprio così!! Il beneficio nel dare, a chi ha meno possibilità di noi, senza nessuna aspettativa, è impagabile e il senso di benessere non ha prezzo…!!

Massimo, Centro diurno

per senza fissa dimora Il Samaritano

E’ automatico dare una mano a chi ne ha bisogno e costui per me altro non è che uno specchio. In lui mi vedo con le mie povertà. Non per forza uguali alle sue. Spero che insieme ci aiutiamo a vicenda. L’incontro con il povero è uno scambio equo dove nessuno è più e nessuno è meno ma ci sono due persone che camminano insieme lungo il sentiero della vita sostenendosi a vicenda.

Giuseppina, insegnante scuola di italiano

per stranieri Caritas

Tendere la mano, donare anche con piccoli gesti, sono espressione spontanea del nostro cuore perché in esso conserviamo l’amore, che noi stessi riceviamo gratuitamente da Dio Padre . Il poter amare, spontaneamente come ha fatto Gesù, attraverso il dono ci dà una gioia infinita… e riempie di significato la nostra esistenza.

Alessandra, Caritas Quattordio

Con la semplicità e la chiara fermezza cui ci ha abituati, Papa Francesco porge una riflessione profonda e risolutiva su ciò che dando si riceve ovvero sulla scoperta della propria capacità di amare e dare così un senso alla vita. Se solo consideriamo che, di regola, diamo il superfluo e che, comunque, diamo parte di ciò che abbiamo ricevuto dalla bontà provvidente e misericordiosa del Padre, non possiamo non comprendere che aiutando i fratelli nel bisogno non facciamo altro che redistribuire, riequilibrare, le nostre più che abbondanti risorse. Animati dalla “compassione” ma restando ben lontani dal “taglio sul vivo”…Ai discepoli preoccupati per le folle affamate, sul far della sera , desiderosi solo di allontanare il problema Gesù comanda: Voi stessi date loro da mangiare (Mc6, 30-44). Sappiamo cosa avvenne delle scarse provviste a disposizione dopo la Sua preghiera e sulla Sua parola! Bastarono e avanzarono, si moltiplicarono nel dividersi. Ecco il miracolo che l’uomo può, deve compiere. Ogni giorno anche noi, nella nostra piccolezza, sperimentiamo che è dando che si riceve e che è dividendo che si moltiplica… E ciò vale tanto per le nostre quanto per le universali risorse. Succede per per la forza dell’Amore. È l’Amore che si concretizza e diventa pane, dando senso alla nostra vita. Il motto cottolenghino è più attuale che mai: Caritas Christi urget nos… È vero, è “solo” dell’Amore di Dio che abbiamo bisogno. Tutto il resto verrà perché tutto il Bene da esso si genera, naturalmente, e dà vita concreta, personalmente e comunitariamente, al comandamento “nuovo”: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato.

Rosalia, insegnante scuola di italiano

per stranieri Caritas

Quando vedo negli occhi della persona che ho aiutato, gioia e sollievo per la sua famiglia, in quel momento anche per me è gioia e sono grata a lei che mi ha dato l’opportunità di amare ancora di più Gesù in lei. Faccio mie le sue difficoltà.

Maria Rosaria, Caritas Sacro Cuore

Mi sembra che scopriamo anche che eravamo malati, ciechi e incontrare il povero ci conduca sulla strada della guarigione e ci apra gli occhi a ciò che ci fa comodo non vedere…

Idria, Focolarina

Servizio Caritas accoglienza migranti

Tendere la mano al povero è tendere la mano a Cristo Signore… “…tutto quello che farete a un vostro fratello è come se lo aveste fatto a me”. Personalmente è ciò che mi ha spinto a dedicarmi alle opere di carità e che dà senso e pienezza all’essere cristiano.

Pasquale, Caritas Villanova d’Asti

Accogliere significa “aprire“ fare entrare nella propria casa, nella comunità, nel cuore! Significa mettersi in gioco e spalancarsi verso l’altro. Io che penso sempre da “madre” ho accolto i miei figli con tanta gioia (ne ho tre!!) così mi sforzo di fare così, mi sforzo di accogliere tutti coloro che si trovano sulla mia stessa strada.

Silvana, Corridoi Umanitari,

Caritas San Domenico Savio

L’incontro con la povertà ci fa comprendere che è necessario sempre più rivedere il nostro stile di vita riscoprendo la sobrietà… così riscopriamo anche la beatitudine che Gesù ci ricorda.

Romeo, Focolarino,

Servizio Caritas accoglienza migranti

La frase è bellissima… è come la storia di Martino che dà il mantello e che in questo gesto è più lui che ci “guadagna”…

Paolo, Focolarini,

Servizio Caritas accoglienza migranti

Fare del bene fa stare bene! Ogni gesto che facciamo, un’azione, un sorriso, restare in ascolto, consolare o metterci a disposizione di chi ha bisogno lascia in noi una gioia che rappresenta il vero senso della vita. I volontari non vengono pagati perché il dono più grande è il sorriso e il ringraziamento di chi ha ricevuto il nostro sostegno. Anche i piccoli gesti sono “grandi gesti” per chi ha bisogno.

Fatima, Emporio della solidarietà

La consapevolezza di essere fragile perch* anziano, perché privato di relazioni o degli affetti più cari, povero perché non ho cibo, vestito o casa, malato perché non ho la salute, emarginato per diversi motivi, mi deve aprire gli occhi e costringermi a guardare attorno a me e vedere il volto di Gesù riflesso in chi mi passa accanto. Sono obbligata moralmente a tendere la mano, a dare un aiuto perché anch’io ho bisogno di una mano tesa verso di me: è un dare gratuitamente per ricevere. Che cosa? Senso al mio vivere.

Marisa, insegnante scuola di italiano

per stranieri Caritas

La nostra vita è costituita da svariate componenti, famiglia, lavoro, relazioni, formazione. Deve esserci posto anche per il servizio agli altri, deve essere un aspetto non inferiore agli altri. Servizio e aiuto nelle nostre case, ma anche fuori, nella grande casa della città. La componente del servizio/ aiuto valorizza le altre e ci rende umani.

Maria Rosa, Caritas Quattordio

Mi piace molto la frase stampata sul cartello targa appeso sopra la scrivania nell’ufficio de Il Samaritano: “Il regalo più grande che tu possa fare a qualcuno è il tuo tempo perché regali un pezzo della tua vita che non ritornerà indietro”.

Sandra, Centro diurno

per senza fissa dimora Il Samaritano

La nostra vita quotidiana, fatta di normalità, si misura di questi tempi con l’esistenza e gli affanni di quelle persone a cui invece una normalità non è concessa, ma non per questo rinunciano a viverla. Oggi ad una persona che cade si dà la possibilità di tendere la mano e questo ci consente di non dimenticarci che tutti noi possiamo, a seconda dei casi, essere colui che cade o la mano che lo afferra. Potrei dire che quello che sto facendo nel bene e nel male, poiché sono ancora un’apprendista, sia un mio merito ma in realtà non è così in quanto è merito dell’educazione datami dai miei genitori. La vita è piena di sventure, ma anche di un’infinita bellezza e la nostra vita non può che essere un gioco di squadra.

Bernardetta, Corridoi Umanitari

Caritas San Domenico Savio

Bella e vera questa frase del Papa! Bisogna cercare dentro di noi la capacità di tendere la mano… questo dà un significato profondo alla nostra vita.

Loredana, Focolarina,

Servizio Caritas accoglienza migranti

Tendere la mano al povero mi fa scoprire le mie povertà. Se ci prendiamo per mano possiamo arricchirci a vicenda.

Celestina, Caritas N.S. di Lourdes.

Far parte della Caritas di Asti, vedere l’impegno del direttore e di tutti coloro che collaborano, confrontarmi con le varie persone che ho avuto modo di incontrare, conoscere, aiutare ,mi ha fatto riflettere… ho capito che “loro”, i bisognosi, con un grazie, con un sorriso, a volte con una lacrima, sicuramente mi danno molto di più di ciò che io offro a loro. Questa esperienza di volontariato mi ha toccato il cuore: dando si riceve, molto bello è l’Amore disinteressato.

Carla, Caritas Tanaro

Io volevo fare qualcosa per gli altri e ho scelto il volontariato con i poveri. Con il mio servizio ho cercato di non far sentire soli i più poveri e di restituire senso alle loro vite. Ho nel tempo realizzato che anche loro hanno fatto molto per me ricambiandomi con il loro affetto e dando un senso alla mia vita.

Daniela, Il Samaritano

Tendere la mano al povero in questo drammatico momento vuol anche dire identificare il “nuovo” povero come conseguenza del Coronavirus. L’aiuto tramite la borsa della spesa portata in chiesa per la giornata del povero è cosa bella e buona ma forse non basta più… Almeno questa è la mia sensazione… Occorre tendere la mano ai poveri a causa della paura, della solitudine , dell’angoscia… Questo è possibile sia a livello personale… che organizzato…

Renato, Focolarino,

Servizio Caritas accoglienza migranti

Tendere la mano al Povero e tendere la mano a gesù,e aiutare gesù, e sfamare gesù, e dissetare gesù!!!Penso umilmente non ci sia nulla di più Meraviglioso e Commovente che ringraziarLO in questo modo piccolissimo per tutte le Magnificenze che ha compiuto per noi!!!!!. Ed è una grande Grazia che LUI ci permetta di Essere AMATO in chi ci E Accanto”!

Simonetta, Le Querce di Mamre

Chi aiuta un altro (materialmente, moralmente) aiuta se stesso, non si troverà mai sprovveduto davanti ad una sventura!!

Stefano, Le Querce di Mamre

“Dividendo si moltiplica!”. Bellissimo paradosso come quello dell’amore universale!

Stefano, italiano