Come ha spiegato lunedì l’assessore Berzano, su un passivo di spesa corrente di €65milioni, la quota libera in quanto non ingessata da accordi precedenti è pari a €1,7milioni. Abbiamo entrate correnti insufficienti a coprire la spesa corrente. Insufficienti da anni, per cui si è resa necessaria ancora una volta la copertura delle medesime con entrate non correnti, determinando un equilibrio alquanto precario. Come rimarcatoci più volte dalla stessa Corte dei Conti, in cui nella delibera del 2015 esplicitava come “il disavanzo corrente del Comune di Asti costituisce un indice dell’incapacità dell’ente locale di assicurare il suo funzionamento e l’erogazione dei propri servizi con entrate ordinarie”; oggi, nei rilievi raccolti nella delibera di ottobre 2017, ci sentiamo ripetere la medesima osservazione, con la raccomandazione per cui l’Amministrazione provveda a porre in essere misure idonee a garantire la copertura dei costi di gestione con risorse ordinarie, monitorando costantemente gli equilibri di bilancio.

Sono rilievi che non si possono considerare così leggeri come si vuol far credere e come si è cercato di fare in questi giorni. Il Comune di Asti ha un problema non indifferente: una ingessatura di bilancio a cui dobbiamo porre rimedio avendo il coraggio di attuare scelte scomode verso il nostro elettorato e tutti i concittadini.

Noi puntiamo a porre in essere una sana gestione della macchina comunale, sanarne le criticità e gli aspetti malsani in vista di un futuro duraturo, non solo di una consigliatura di 5 anni. Non farlo sarebbe ripetere gli errori del passato. Sarebbe una mancanza di lungimiranza e non rispetteremmo né l’impegno né l’amore che abbiamo per la nostra città.

Mi rendo conto che le azioni poste in atto possono apparire senza effetti nel breve termine e questo viene sfruttato per fare critica ed opposizione. È il gioco delle parti. Ma è probabilmente anche il motivo per cui non sono sostanzialmente state mai prese in considerazione dalle amministrazioni precedenti.

Siamo nella dolorosa condizione di dover aumentare alcune tariffe per i nostri cittadini. Ce ne assumiamo le responsabilità ed accettiamo ovviamente anche le critiche, quando costruttive ben vengano. Ma valutate le proposte presentate, non vi è alcuna proposta alternativa e percorribile rispetto alla nostra soluzione.

Sentire interventi sulla responsabilità del Sindaco per i ricorsi sopraggiunti in seguito a decisioni che sono state fortemente richieste in quest’aula e che sono state poi accolte e condivise, anche se per tanti motivi, alcuni affini e altri meno, mi lascia sbigottita. È evidente che il fine fosse una critica sterile e fine a se stessa. Non utile a perseguire l’obiettivo che ci dovrebbe accomunare tutti in quest’aula, il bene della nostra città e dei nostri concittadini.

Una sana gestione richiede che assunto che i debiti sono X e le entrate sono Y, si debba scovare la soluzione al problema che impedisce almeno il pareggio di bilancio. E allora, non si può non guardare immediatamente ai crediti che sono lì latenti da anni, a rischio di prescrizione, e che ammontano alla bellezza di 28mln di €. Sino ad oggi il sistema di riscossione dei crediti insoluti è stato affidato all’ex Equitalia, oggi Agenzia delle Entrate-Riscossione, con esiti molto deludenti per il Comune di Asti.

Il problema di fondo è che AR si occupa dell’ammontare dei crediti pendenti sui cittadini nei confronti di più enti, Comune, INPS, Erario, ecc, e pertanto non è la quota che deve incassare il Comune di Asti a rendere determinante la presa in carico del recupero crediti, bensì essi devono rispettare i requisiti di profittabilità e di economicità.

A questo, dobbiamo poi aggiungere un ulteriore fattore: la somma che AR ricava dal recupero del credito viene distribuita mediante ripartizione, secondo un principio analogo a quello della par condicio creditorum. Quindi il Comune di Asti, che rispetto agli altri enti detiene generalmente crediti molto inferiori, ottiene un esigua soddisfazione, in tempi decisamente lunghi.

Per contrastare questo fenomeno abbiamo messo in campo due azioni:

  1. Ci siamo rivolti al Direttore Regionale di Agenzia delle Entrate-Riscossione per selezionare le posizioni aperte su cui intervenire. Di ben 42.000 posizioni aperte, solo 4.000 sono state ritenute da AR profittevoli per un intervento, mentre tutte le altre rimangono sospese, a rischio di prescrizione. Essendo partite solo in questi giorni le intimazioni di pagamento, è ovvio che oggi i risultati non si possono vedere.
  2. Abbiamo poi il problema delle sanzioni relative al codice della strada. Fino ad oggi anche questi importi erano affidati ad AR, con una percentuale di riscossione che si attesta intorno al 7-10% ed ovviamente che si ottiene diversi anni dopo l’irrogazione della sanzione.

Abbiamo appreso di alcuni Comuni, quali Canelli, Tortona, etc, che hanno affidato la riscossione non più ad AR ma ad un soggetto coattivo che si muove sempre sul principio della economicità ma si occupa solo della posizione contabile dei Comuni, garantendo soglie di riscossioni del 30% in tempi molto più brevi. Si genererebbe un circuito virtuoso per cui se il sistema di recupero credito è più efficiente, il cittadino stesso è più motivato a pagare la sanzione e ad evitare la stessa, pagando, come è giusto che sia, il servizio stesso.

Questo riorganizzazione del sistema di riscossione coattiva degli insoluti deve essere ovviamente considerato in una visione più ampia di una adeguata banca dati, dove confluiscono tutte le posizioni contabili pendenti sui singoli soggetti conferendo una visione a 360°. Motivo per cui oggi ci stiamo adoperando affinchè si giunga in tempi celeri alla sua creazione. Ecco che allora un più efficiente sistema di controllo ed una maggior margine di riscossione potranno efficientemente produrre i loro effetti.

Ho letto poi molti interventi riguardo ai preventivati aumenti tariffari previsti per il servizio di refezione. Puntando su una miglior qualità del cibo servito e ad una filiera corta non potevamo non prevedere maggiori costi che abbiamo così dovuto ribaltare in previsione ai nostri cittadini. Il bando che stiamo predisponendo prevede alcune novità rispetto a quello in corso. Aumentando leggermente il requisito del chilometraggio tra la cucina ed il luogo di somministrazione, innanzitutto non incidiamo sulla qualità del cibo servito, che è il nostro intento primario, e diamo la possibilità a più soggetti di presentare la loro offerta, determinando così una maggior competitività che dovrebbe sfociare in prezzi inferiori.

Ecco che noi abbiamo preso in considerazione la peggiore delle ipotesi, in cui non si determinano minori costi di refezione che innescano così gli aumenti tariffari. Ci tengo però a precisare che se, come miriamo, riusciremo a spuntare realmente prezzi al ribasso, questi saranno trasferiti sulle tariffe ai cittadini. Importante novità è anche il fatto che stiamo valutando la possibilità di inserire una clausola di corresponsabilità degli insoluti tra Comune e aggiudicatario, a differenza del bando oggi in corso, prevede una responsabilità maggiore per il Comune.

Sono piccoli accorgimenti, è vero, ma sono senza dubbio quelli che a lungo termine determinano la differenza in un obiettivo di accurata gestione delle casse comunali. Ed è proprio qui che vorrei si soffermasse la vostra attenzione, perché è questo a cui noi puntiamo. Risollevare la Città di Asti in un’ottica di lungimiranza. Non solo di un quinquennio.

Lo dichiara il VicePresidente del Consiglio Comunale di Asti Monica Amasio del gruppo della Lega.