“Beh, ecco, se mi posso permettere, spesso il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande”. Così, con la sua lettera ventidue, Adriano Olivetti avrebbe, probabilmente, risposto alla Signora Motta. Noi, molto più sommessamente rispetto al grande pensatore, le rispondiamo che in questo momento, ad Asti, l’utopia di cui all’Art. 97 della nostra tanto vituperata Carta Costituzionale, il sogno del buon andamento e dell’imparzialità della Pubblica Amministrazione, si sta trasformando in realtà. Ebbene si, è già realtà: i Dirigenti vengono scelti, finalmente, con metodo meritocratico. È vero, siamo in Italia e si stenta a crederlo, eppure il nostro Sindaco, piano o non piaccia, conferisce gli incarichi dirigenziali a figure professionali munite di onorabilità ed indipendenza.
Al tempo del do ut des, l’opzione più semplice, senz’altro più celere, sarebbe scegliere gli amici e “gli amici degli amici”, secondo una logica (o meglio, una follia) da troppo tempo invalsa nella storia del nostro Paese.
La meritocrazia, una parola da pronunciare sotto voce per non farsi sentire, diviene oggi, nella nostra Città, una realtà che si tocca con mano. 
Ca va sans dire: la ricerca della persona giusta al posto giusto richiede cura, tempo e, talora, scelte impopolari.
Forse la Signora Motta lo ricorderà dai suoi studi: il Sindaco deve comportarsi un po’ come avrebbe fatto il filosofo greco Diogene, detto il “Cinico”, il quale girovaga con il suo lanternino alla ricerca dell’uomo.
Leggendo le parole della Signora Motta ci viene tra l’altro in mente il concetto di “sede vacante”: ricordate? l’arco di tempo fra la morte del Sommo Pontefice e la fumata bianca dalla Cappella Sistina; ebbene, non ce ne voglia l’Onorevole Giaccone per la metafora, la situazione mutatis mutandis, è la stessa: il Sindaco, in qualità di Camerlengo, si è fatto carico della delega all’urbanistica e la fumata bianca del nuovo Assessore è arrivata.
Ci sia consentito rammentare, infine, alla Signora Motta l’insegnamento di un grande uomo, il magistrato Giovanni Falcone, il quale scriveva che “perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere”. Proprio così: il proprio dovere!. Allora, Signora Consigliera, a proposito di dovere: che ne è degli immobili dell’Azienda Sanitaria Locale ad Asti? A che punto siamo?”
Paride Candelaresi e Denis Ghiglione, Gruppo Consiliare de “I Giovani Astigiani”