“Egregio Presidente, 
ho ascoltato con particolare attenzione le dichiarazioni programmatiche da Lei rese alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. E vorrei a tal proposito esprimerLe il mio apprezzamento per l’orgoglio che ha saputo suscitare in tutti gli italiani che l’hanno potuta ascoltare quando ha voluto sottolineare, con un pizzico di enfasi, che “noi siamo l’Europa”; che noi italiani siamo precursori e promotori di quel processo di integrazione che ha interessato e unito tanti popoli e che si è gradualmente sostanziato nel tempo con la progressiva integrazione, con la nascita della moneta unica e con il consolidamento delle istituzioni comunitarie. 
E questa mia considerazione, signor Presidente, è tanto più sentita proprio perché in questi ultimi mesi qualcuno oltralpe ha avuto la pretesa di sottoporci ingiustificatamente, e direi anche imprudentemente, ad una sorta di esame, guardandoci con distacco dall’alto in basso, lasciandosi andare persino a quale sghignazzo di troppo che stride con la storia di un’Italia che è la terza economia europea e la sesta nel mondo. Il Paese che, tra gli altri, ha dato i natali a statisti come Alcide De Gasperi e uomini come Altiero Spinelli, che insieme a Ernesto Rossi, stese il Manifesto di Ventotene, considerato come lo scritto capostipite della Carta dei diritti fondamentali dell´Unione Europea. 

Vorrei ringraziarla, inoltre, per la grande considerazione che Ella ha voluto esprimere nei confronti del Parlamento, non solo dicendosi onorato di entrare a far parte del Senato della Repubblica, ma anche definendo le due Camere “il cuore pulsante di ogni politica di Governo, lo snodo decisivo per il rilancio e il riscatto della vita democratica.” Sa, Presidente Monti, di questi tempi, noi altri parlamentari non godiamo di una grande stima. Siamo tutti annoverati, senza distinzione alcuna, nella odiosa categoria della casta, e siamo tutti indistintamente travolti da pregiudizi negativi, e spesso qualunquistici, che ci mostrano ai cittadini come se fossimo privi di alcuna legittimazione. Le assicuro, pertanto, che le sue sono parole particolarmente incoraggianti per noi, specie ora che abbiamo assistito al progressivo crollo della considerazione e della fiducia dei cittadini nei nostri confronti. Grazie, dunque, per aver riconosciuto la dignità che è propria del Parlamento anche se, è evidente,  ciò non ci esime dall’adoperarci per eliminare definitivamente le ragioni stesse per le quali è così diffusa la disaffezione nei confronti di tutti coloro che occupano uno scranno alla Camera o al Senato. I Cittadini sono ben consapevoli della difficoltà del momento che il nostro Paese sta attraversando. Sono pronti a stringere la cinghia, e sono preparati a quei sacrifici di cui ci ha parlato nel Suo intervento, ma sono del tutto riottosi verso chi – nelle istituzioni – ha tentato di prenderli in giro annunciando tagli che poi sono puntualmente mancati. Tutte le Istituzioni, noi stessi parlamentari, abbiamo il dovere di dare il buon esempio, partecipando in prima persona ai sacrifici che abbiamo chiesto e ci accingiamo a chiedere nuovamente ai cittadini. Quella degli italiani nei nostri confronti non è solo una richiesta, è una pretesa, tanto più stringente e incalzante quanto lo sono stati gli abusi che – inutile negarcelo – la politica ha fatto di sé stessa, concedendosi privilegi e benefit con i quali ora dobbiamo definitivamente chiudere. 

Mi permetta, inoltre, di sottolineare e di apprezzare la pacatezza dei toni che Lei ha usato e la assoluta totale mancanza di quella supponenza che sarebbe stata tutto sommato giustificata dalla sfiducia nei confronti dei partiti politici, dal diffuso consenso con il quale nasce questo esecutivo, e dalle speranze che in esso ripone la stragrande maggioranza dei cittadini italiani. Lei, invece, Professor Monti, ha subito sgombrato il campo dai pregiudizi di chi vorrebbe lei e il suo esecutivo mossi dalla convinzione della superiorità della tecnica rispetto alla politica; ha prontamente smentito le voci che la vorrebbero il massimo esponente di quei poteri forti sempre evocati come una sorta di spauracchio, ma mai concretamente individuati e definiti. 

In questi ultimi anni, l’Esecutivo guidato da Silvio Berlusconi si è adoperato con puntualità, usando gli strumenti a sua disposizione, per varare le misure necessarie a tenere i conti in ordine e ad evitare che la crisi finanziaria proveniente da oltreoceano avesse delle gravi ripercussioni sul nostro Paese. La settimana scorsa, infatti, ques’Aula ha votato il disegno di legge di stabilità e il maxi emendamento proposto dal Governo uscente, contenente le misure indicate dalla lettera di intenti presentata a Bruxelles dal Presidente Berlusconi.

Siamo ben consapevoli, tuttavia, che i dati macroeconomici indicano nella mancanza di crescita uno dei problemi più gravi del nostro Paese. Non a caso, Lei si è presentato al Parlamento con un programma che poggia su tre pilastri solidi, come il rigore di bilancio, la crescita e l’equità. E non a caso Lei ha sottolineato l’esigenza di rendere sempre più solido, sopratutto, il pilastro della crescita, onde evitare che anche in futuro, gli sforzi e i sacrifici fatti siano vanificati dalla sua fragilità. Bene dunque gli obiettivi ambiziosi come il pareggio di bilancio che il Governo precedente ha voluto nella Costituzione, la discesa del rapporto tra debito e PIL,  ma – come ha lei stesso ha sottolineato – “non saremo credibili, neppure nel perseguimento e nel mantenimento di questi obiettivi, se non ricominceremo a crescere.” Crescita, dunque, ma anche equità. Per ridurre il debito e per favorire la tanto agognata crescita occorrerà fare dei sacrifici che, però, dovranno necessariamente poggiare sul pilastro altrettanto solido ed indispensabile della giustizia sociale. E’ un nostro dovere, infatti, guardare alle fasce più deboli alle quali, non solo non possiamo e non dobbiamo chiedere ulteriori sacrifici, ma alle quali dobbiamo offrire un’opportunità di mobilità, di riscatto e di emancipazione economica. 

Mi permetta di sottolinearLe che queste sacche di debolezza sono diffuse nel Paese, in ogni parte del Paese, sia a Nord come a Sud. Certo, abbiamo una questione meridionale ormai annosa, ma la crisi economica ha colpito in maniera particolare il Nord del Paese nel quale, come tutti ben sappiamo, hanno sede centinaia di piccole e medie imprese che patiscono la mancanza di domanda, la difficoltà di accesso al credito e che sono costrette, pertanto, a licenziare i propri dipendenti. 

Confidiamo, pertanto, nell’impegno da Lei assunto di voler imboccare la strada già intrapresa dal Presidente Berlusconi che porta ad un uso più efficace dei fondi strutturali dell’Unione Europea, con l’obiettivo di sostenere così le aree sottosviluppate, supportando e sollecitando le economie che oggi versano in una situazione di sostanziale depressione con conseguenze gravi sull’occupazione, in particolare quella giovanile.
In tal senso, sento di esprimere, non solo in quanto deputato ma anche in quanto imprenditore, un plauso convinto all’intento del nascente Governo di riformare le istituzioni del mercato del lavoro, per uscire da quello che Lei stesso ha definito “un mercato duale” dove alcuni sono fin troppo tutelati mentre altri sono totalmente privi di tutele e assicurazioni in caso di disoccupazione.” Ritengo che se sarà davvero imboccata questa direzione si potrà, così come auspicato dal nascente Esecutivo, ottenere l’obiettivo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e di sicurezza sociale e anche di agevolare la crescita e la produzione.
Il Presidente Berlusconi, intervenendo alcuni giorni fa all’assemblea dei senatori a Palazzo Madama, con il senso di responsabilità che lo ha sempre contraddistinto, ha posto in evidenza a tutti l’esigenza di dare una risposta chiara ai mercati internazionali, particolarmente agitati in queste ultime settimane: “i mercati – ha detto Berlusconi ai più riottosi – non aspettano.” 

In un Italia “normale” e in un contesto internazionale ed economico “normale”, le elezioni sarebbero state la conseguenza naturale del venir meno della maggioranza parlamentare. E’ evidente, tuttavia, che ci troviamo in una situazione così drammatica dal punto di vista economico che il Presidente Berlusconi non ha potuto e non ha voluto non tenerne conto. Pertanto, vorrei esprimere il riconoscimento per l’alto senso dello Stato dimostrato dal Premier uscente che con grande responsabilità ha orientato il Popolo delle Libertà verso il sostegno al Governo da Lei presieduto. Credo che tutte le forze politiche dovrebbero riconoscere che se Berlusconi avesse voluto, avrebbe potuto portare il Paese alle elezioni, forte della consapevolezza che le turbolenze finanziarie non dipendessero da un problema di credibilità personale. Ciò è stato confermato dai dati delle borse e dello spread tra i nostri titoli e quelli tedeschi che continuano a registrare livelli sostanzialmente negativi e comunque a dare fortissimi segnali di nervosismo, dimostrando, pertanto, in maniera inequivocabile che il problema non era certamente incentrato sulla credibilità di chi guidava l’Esecutivo ma probabilmente sulla concreta adozione di alcuni provvedimenti e sull’avvio di una serie di riforme necessarie a ridare fiducia agli investitori. 
In conclusione, Presidente Monti, vorrei ancora una volta sottolineare il momento particolarmente delicato che le nostre istituzioni stanno attraversando. Un momento che impone ad ognuno di noi di avere un senso di responsabilità tale da agevolare al meglio e con ogni possibile sforzo la nascita del Governo Monti. Una classe dirigente all’altezza sa anche essere pragmatica al punto di accantonare le passioni politiche per facilitare l’avvio di un nuovo corso che è imposto dagli eventi e da quello che può essere definito come uno dei momenti peggiori per la vita dell’Unione Europea. La compagine di Governo che si presentata dinanzi al Parlamento è certamente di altissimo valore, così come Lei che la guida ha già avuto modo di distinguersi a livello internazionale per capacità, serietà e dedizione istituzionale. 

Non solo potremo invertire una rotta che, altrimenti, ci avrebbe portato alla catastrofe, ma potremo consentire al Paese di stemperare i toni di un confronto politico che, mi sia consentito, erano davvero tanto elevati, così troppo elevati per poterli considerare degni di un confronto politico civile. Dunque, ben venga questo Governo di impegno nazionale. 

Per quanto ci riguarda, Professor Monti, noi continueremo a svolgere il nostro lavoro di parlamentari: contribuiremo alla stesura e all’approvazione delle misure che l’Esecutivo ci proporrà, e poi vigileremo sulla concreta attuazione delle stesse. Siamo certi, tuttavia, che nell’interesse dei nostri figli, di tutti gli italiani e delle generazioni future potremo davvero gettare le basi che consentano al nostro Paese di crescere e prosperare”. 
On. Roberto Marmo