“Perché c’è un atteggiamento di denigrazione verso le parafarmacie, da parte della più nota organizzazione di tutela delle farmacie? In questa domanda si potrebbero riassumere la vicenda e le polemiche che la manovra economica del Governo hanno posto sul piatto e che deve fare riflettere sulla liberalizzazione dei farmaci di Fascia C. Al pari dei benefici economici ricevuti da tutta la popolazione italiana, vanno evidenziati quelli riguardanti l’occupazione e gli investimenti che l’apertura delle parafarmacie hanno determinato in questi anni. Due dati inconfutabili per evidenziare di che cosa stiamo parlando. Dal 2007, anno dell’ effettiva entrata a regime della Legge 248/2006 (D.L. Bersani), che permetteva la vendita da parte di farmacisti dei medicinali da banco fuori dalle farmacie ad oggi, si sono create circa 3500  nuove imprese, con circa 7000 addetti ( fonte Ministero della salute) solo in piccola parte fuorusciti dalle farmacie. Istituti universitari hanno calcolato in circa 550 milioni di euro il risparmio complessivo annuo per le famiglie italiane. Nel nuovo dispositivo del Governo Monti l’ estensione dei farmaci sottoposti all’ obbligo di ricetta medica è comunque affidata ad esercizi in cui la responsabilità penale e civile relativa alla detenzione e vendita ricadono su un farmacista. Ma ciò ha suscitato una reazione spropositata e disinformante verso i cittadini: comunicati in cui si afferma che il farmaco di fascia C di conseguenza “diverrebbe vendibile  nelle pizzerie, nei bazar, nei mercati rionali e nelle parafarmacie “; mentre solo l’ ultima tipologia di luogo è veritiera. A maggior ragione osservando che la farmacie stesse hanno perso negli ultimi 10 anni l’ immagine di tempio del farmaco, assumendo loro stesse la sembianza di luoghi con vocazione fortemente commerciale, tengo a sottolineare che i farmacisti delle parafarmacie hanno la stessa laurea, lo stesso tipo di abilitazione nazionale e soggiacciono al medesimo codice deontologico dei loro colleghi delle farmacie. Infine il tentativo di ostacolo a questo seppur limitato caso di liberalizzazioni a favore dei cittadini, si palesa nel divieto all’applicazione delle nuove norme, alle parafarmacie ed ai reparti della GDO, situati in centri abitativi fino a 15.000 abitanti, escludendo quindi dai benefici della legge tanto i cittadini, quanto i professionisti di molte migliaia di Comuni italiani. Concludendo, poiché la manovra si apre nel segno dello sviluppo e dell’equità, credo che la politica dovrà avere il coraggio di riconoscere che l’ ostilità da parte della Federfarma, a questa evoluzione della professione del farmacista, nel segno di una maggiore fruibilità dei medicinali con le stesse garanzie offerte dalle farmacie, è una difesa di rendite di posizione mascherata da preoccupazioni per la salute”.
Dott. Marco Cetini, Presidente per Piemonte e Valle d’ Aosta; associazione Nazionale Parafarmacie Italiane; Ordine dei farmacisti di iscrizione: Provincia di Torino