In relazione alle proposte di nomina per la Fondazione CRAT è doveroso sollevare il problema della   rappresentanza femminile nelle candidature. Punto di partenza normativa sono il Protocollo d’intesa tra l’   Acri, l’associazione che riunisce le fondazioni d’origine bancaria italiane e il MEF, siglato lo scorso anno e   recepito dalla fondazione astigiana all’art. 13 comma 5 dello Statuto, come già ben sottolineato da diversi   consiglieri comunali.  Il chiarimento che necessita a monte, dando per scontato che c’ è stata adeguata informazione su tutte le   testate locali, è se ci sono state, nei diversi enti/associazioni interessati, candidature femminili che non   sono state prese in considerazione. Per gli Enti Locali è d’ obbligo la pubblicazione sull’Albo Pretorio ed in   questo caso occorre adeguarsi alla normativa che prevede una adeguata rappresentatività.  Nel 2016, a settant’anni dal primo voto femminile, nonostante lo Statuto della Fondazione abbia ben   recepito la disciplina delle quote di genere, il cammino della parità  si interrompe ad Asti?  Personalmente ho segnalato la questione alla Consigliera Nazionale di Parità, la Dott.ssa Francesca Bagni   Cipriani, e  richiedo alla Fondazione di rigettare le terne presentate da enti ed associazioni in cui non sia   rappresentata la quota di genere.   Sarà  inoltre mia cura segnalare al Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei   Ministri  la carenza di equilibrio tra i generi previsto nell’ambito di applicazione del DPR 251/2012. Chiara Cerrato,  Consigliera di Parità  Provincia di Asti