“Poiché sono stato citato personalmente nell’articolo di pagina 3 della Gazzetta d’Asti del 21/7/17 “Non sarà la Diocesi a costruire”, chiedo, per diritto di replica la integrale pubblicazione della mia presente lettera. L’articolo afferma più volte che non sarà il Seminario Vescovile ne la Diocesi a costruire. L’articolo è anonimo e, non essendo firmato da un giornalista, sembrerebbe piuttosto (se sbaglio correggetemi) un articolo editoriale, cioè della Curia di Asti, editore della testata. L’articolista  si direbbe molto ben informato, cita virgolettate le dichiarazioni del sacerdote Attilio Novo, economo della Diocesi: ” c’è un compromesso notarile vincolato alla realizzazione del progetto- precisa ulteriormente don Novo- Dopo il primo diniego dell’ufficio tecnico, gli architetti del compratore stanno compiendo delle valutazioni. Attualmente la situazione è in standby”. Non vengono riportate tutte le presunte altre dichiarazioni dell’economo, ma l’ignoto articolista ribadisce più volte che la proprietà è di altri, diversi dalla Curia: “non parliamo del Seminario Vescovile”, scrive; cita un “compromesso vincolato all’attuazione del progetto nel quale si faceva riferimento semplicemente alla creazione di attività commerciale”; “non sarà quindi la Diocesi di Asti a costruire”; “non è stato il Seminario Vescovile ad aver trattato con la dirigenza della Coop…. Le trattative sono state fatte dal compratore dell’Oasi, non dalla Diocesi che di fatto ha firmato la vendita dello stabile (vendita comunque legata a doppio filo al progetto)”. Sono tutte affermazioni sminuenti e tranquillizzanti, ma poco aderenti alla deontologia giornalistica e che certamente don Novo, come sacerdote che ha l’obbligo di dire solo la verità, certamente non avrebbe esposto. Don Novo, nella sua veste di economo della Diocesi, sa perfettamente che un preliminare è cosa diversa da un atto pubblico di vendita col quale si trasferisce la proprietà, sa che il preliminare è condizionato alle autorizzazioni comunali, senza le quali gli impegni verrebbero meno, sa perfettamente che i terreni sono tutt’ora accatastati a nome del proprietario Seminario Vescovile, sa benissimo che la Richiesta di  “Permesso di Costruire” è stato depositato il 30 maggio scorso non da terzi ignoti architetti, bensì dal Seminario Vescovile, a firma del legale rappresentante don Marco Andina; sa benissimo che il preavviso di diniego dell’autorizzazione a costruire è stata inviata al Seminario vescovile in quanto proprietario richiedente. Del resto, come tutti sanno, solo il proprietario ha normalmente la facoltà di chiedere una autorizzazione a costruire. Non è affatto, come sostiene l’ignoto articolista, una semplice querelle, non si tratta di contrapposte tifoserie di calcio. La questione è seria e merita rispetto: da una parte I Cittadini e fedeli che chiedono la salvaguardia dell’ambiente, del parco e della destinazione per finalità sociali e di carità dei locali, dall’altra gli attori e sostenitori di una mera speculazione edilizia. Sarebbe quindi meglio che la Curia rappresentasse con verità e trasparenza la realtà della situazione, confermando o smentendo le affermazioni dell’ignoto articolista. Del resto si tratta di iniziative che si protraggono almeno dal 2014 e che, essendo  solo da pochi giorni  diventate di dominio pubblico, necessitano della massima trasparenza ed onestà intellettuale”. Paolo Montrucchio, portavoce del Comitato “No al nuovo supermercato dentro l’Oasi”