Un’altra botta all’industria astigiana, ormai un vero e proprio colabrodo. Parliamo dell’annuncio dell’Askoll, l’ex Ceset, di liquidare di fatto lo stabilimento di Castell’Alfero.

La responsabile delle risorse umane,  Miriam Gaglio, ha annunciato che 212 dei 292 addetti oggi in organico sono di fatto in esubero, mettendo subito in agitazione i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori.

La dirigenza aziendale ha incontrato ieri Fim, Fiom e Uilm per comunicare ufficialmente la dimensione degli esuberi e illustrare il nuovo piano industriale.

Un ridimensionamento che era nell’aria, ma che ha sorpreso nei numeri: tagliare oltre il 70% dei posti di lavoro significa mettere a rischio la sopravvivenza stessa dell’azienda.

Oggi in azienda lavorano un centinaio di lavoratori. Gli altri sono in cassa integrazione straordinaria. Nelle prossime settimane era prevista una sospensione temporanea di tutta la produzione con l’estensione della Cigs all’intero organico.

Lo stabilimento di Castell’alfero perderà la produzione principale, quel motore generalista, utilizzato su molti elettrodomestici, che garantiva i livelli occupazionali sinora raggiunti. Verrà trasferito negli stabilimenti Askoll dell’est Europa, Romania e Slovacchia, dove il costo del lavoro è più basso e il prodotto, ormai maturo, garantirà margini positivi ancora per qualche anno.

Nell’Astigiano resterà lo sviluppo di un nuovo tipo di motore, che però ora garantisce solo 150.000 pezzi all’anno, appena sufficienti per garantire il lavoro a un’ottantina di addetti. Ma fino a quando?

E’ proprio questo l’interrogativo che turba i sindacati, soprattutto dopo che l’Askoll ha ufficializzato la chiusura di un altro stabilimento in Piemonte, quello di Moncalieri, che dava lavoro a 250 persone.

“Chiediamo una sola cosa all’azienda: se viene confermato, il nuovo piano industriale vuol dire di fatto la chiusura della fabbrica, – afferma duro Tino Camerano, segretario provinciale della Fim-Cisl – Un’azienda di trecento dipendenti non può reggere con ottanta. Non possiamo accettare questa impostazione e non ci limiteremo alla negoziazione degli ammortizzatori sociali”.

Ciò che inquieta il sindacato e il silenzio assordante delle istituzioni, di fronte all’annuncio degli esuberi: “Da anni Fim, Fiom, Uilm denunciavano la totale assenza di investimenti finalizzati a rinnovare le linee di produzione nelle principali fabbriche astigiane, l’anticamera di tagli al personale e chiusure, come poi puntualmente si è verificato. Di fronte ai nostri annunci, le istituzioni astigiane sono rimaste immobili, indifferenti ai problemi dei lavoratori. Oggi il discorso si ripete, ma il sindacato non può accettare questo atteggiamento”.

Massimiliano Bianco