E’ stato il presidente Roberto Cota ad aprire ieri, a palazzo Lascaris, la seduta straordinaria del Consiglio regionale dedicata alla riforma sanitaria: “Con la minoranza auspico un dialogo costruttivo, ma se vuole fare un’opposizione sterile faccia pure, noi andremo avanti con la battaglia contro i baronati. Ci sono primariati che hanno meno di dieci posti letto. E’ chiaro che non servono a curare la gente, ma solo per dare un posto al primario. A noi interessa invece razionalizzare le risorse e curare la gente”.
Nel suo intervento, Cota ha ricordato che “negli ultimi 15 anni la spesa sanitaria in Piemonte è triplicata, mentre nelle altre Regioni é solo raddoppiata. Ha raggiunto l’82% dell’intero bilancio della Regione. Se non si interviene oggi razionalizzando e tagliando gli sprechi, domani non saremo in grado di garantire i servizi. Questi non sono tagli, sono razionalizzazioni”. Difendendo gli accorpamenti previsti, il presidente ha sottolineato che”“le Asl non vengono chiuse. E la riforma prevede un meccanismo nuovo di messa in rete degli ospedali. Quelli piccoli non vengono chiusi, ma inseriti in una rete dove si individua chiaramente chi fa che cosa. Il piccolo ospedale non potrà fare un intervento complesso. perché una sanità sicura richiede che certi tipi di interventi avvengano in strutture e sotto primari che esaminano un certo numero di casi all’anno. Se un medico vede tre patologie oncologiche all’anno, il suo standard non è sicuro. Ci saranno quindi – ha ricordato Cota – sei grandi reti ospedaliere, più una Asl per ogni provincia tranne Torino, che ne avrà quattro. Tutto questo servirà per due obiettivi: tagliare gli sprechi facendo in modo che la spesa sanitaria non vada fuori controllo e migliorare l’efficienza dei servizi”.
L’assessore alla Sanità, Caterina Ferrero, ha quindi evidenziato che “la riforma e il piano di rientro sono un percorso indispensabile per bloccare l’emorragia dei conti della sanità e per garantire ai piemontesi la salvaguardia dei livelli qualitativi dei servizi. Oggi si è cominciato a discutere della nostra proposta di riordino del sistema sanitario, seguendo un metodo di lavoro improntato al confronto ed alla condivisione e smentendo chi si ostina ad affermare che questa Giunta cali dall’alto le proprie decisioni”.
“Nessuno ha mai detto che quella piemontese sia una cattiva sanità, non è questo il motivo per cui questa amministrazione ha avviato il percorso di riforma del sistema sanitario – ha continuato Ferrero – L’assetto di oggi è frutto del lavoro di molte persone dalle grandi capacità e certamente se ci sono considerazioni da fare, è bene farle sulla gestione politica, non sui professionisti del settore. Le decisioni prese in passato non hanno prodotto risultati sufficienti a creare un sistema che possa reggere senza la necessita di intervenire per coprire un disavanzo. Tutti gli anni abbiamo infatti 300 -400 milioni di euro di deficit che portano ad una situazione che qualsiasi Giunta in carica sarebbe chiamata ad affrontare. La revisione del modello organizzativo ha come obiettivo quello di migliorare il servizio con un sistema meglio organizzato, che permetta anche dei risparmi. Siamo dunque aperti al confronto”.

Sul punto, dopo la conferenza del nuovo commissario dell’Asl AT Valter Galante era intervenuto il sindaco Giorgio Galvagno: “Ribadisco la mia posizione sulla proposta regionale di inserimento dell’ospedale di Asti nell’azienda ospedaliera di Alessandria – aveva detto il sindaco -. Preciso che ho appoggiato anche elettoralmente la nuova amministrazione regionale per cui non sono contrario alla sua proposta per ragioni di ordine politico, ma esclusivamente per motivi di ordine tecnico e funzionale legati all’interesse della città e della Regione stessa.
Inoltre sono molto d’accordo con la Regione quando propone di ridurre le spese, di diminuire le direzioni amministrative: oggi una politica di risanamento e rigore amministrativo è assolutamente necessaria per garantire nel tempo i servizi essenziali ai cittadini. E’ la stessa politica che abbiamo adottato nel Comune di Asti, garantendo in tal modo migliori prospettive per il futuro. Sono anche d’accordo sul fatto che tutto il sistema sanitario regionale debba costituire una rete interconnessa in cui ogni ospedale, a seconda del suo livello, gioca un ruolo e offre al cittadino il miglior servizio. Quindi è giusto che per esempio alcune patologie vengano affrontate ad Alessandria piuttosto che a Novara o a Torino. Tranne il pronto soccorso infatti, che è una struttura di emergenza, il cittadino ha diritto di andare nel posto migliore per un determinato intervento”.
“Se è vero – ha aggiunto Galvagno – che l’ospedale di Asti è il più recente e il più moderno della realtà piemontese, come ci viene confermato continuamente, non si capisce perché debba essere subordinato a quello di Alessandria e non diventare invece esso stesso un punto di coordinamento e di stimolo per altre realtà. Capite bene che per continuare a essere una struttura veramente rispondente alle esigenze locali, è necessario mantenere in loco il controllo direzionale e gestionale del nostro ospedale e dell’Asl. E’ inutile che ce la contino, se non riusciremo a conseguire questo obiettivo l’Astigiano sarà inevitabilmente penalizzato. E io su questo non sono d’accordo e mi batterò in tutti i modi per evitarlo”.