Un caffè amaro quello che aspettava i tanti italiani che, alla riapertura di bar ed esercizi commerciali, si sono recati al bancone per il rito della prima colazione.
“Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da parte dei consumatori che sono finalmente tornati a prendere il caffè fuori casa, e denunciano rincari dei listini – spiega il Codacons –. Al momento si tratta di casi singoli”.
Rincari vengono segnalati anche per i parrucchieri, con costi da più alti per tagli, messe in piega e trattamenti. “Speriamo si tratti di situazioni isolate, e che gli esercenti non decidano in massa di ritoccare i listini per rifarsi dei minori guadagni e dei costi di sanificazioni dei locali – afferma il presidente Codacons Carlo Rienzi –. Proprio per monitorare l’andamento dei listini al dettaglio nella fase 2 e combattere possibili speculazioni il Codacons invita tutti i cittadini a segnalare all’associazione eventuali aumenti dei prezzi praticati da bar, ristoranti, parrucchieri, negozianti, artigiani, ecc., contattando il numero 89349966 o inviando una mail all’indirizzo info@codacons.it”.
Qua e là sarebbe spuntata quella che è stata già battezzata “tassa Covid”, un balzello dai 2 ai 4 euro applicato dagli esercenti ai propri clienti, e inserito direttamente come sovraprezzo nello scontrino, per finanziare i maggiori costi sostenuti dagli esercizi commerciali a causa del coronavirus.
“Non solo – avvertono ancora dal Codacons -. Abbiamo anche registrato casi di centri estetici che obbligano i clienti ad acquistare in loco un kit monouso costituito da kimono e ciabattine, a 10 euro”. Un vero e proprio far west illegale che potrebbe configurare il reato di truffa, e contro cui è stata presentata una denuncia alla Guardia di Finanza e all’Antitrust.
Stando alle stime, per le famiglie italiane si starebbe preparando una stangata da 536 euro su base annua. Un ritorno alla normalità che potrebbe avere effetti pesanti sulle nostre tasche: gestori, esercenti e commercianti sono infatti chiamati a sostenere nuovi costi legati alla sanificazione e alla sicurezza dei locali, mentre le regole sul distanziamento sociale ridurranno sensibilmente i loro guadagni, a causa della forte diminuzione del numero giornaliero di clienti. Una vera e propria bomba sociale ed economica che potrebbe essere scaricata sui consumatori finali, attraverso un incremento generalizzato di prezzi e tariffe volto a recuperare sia i maggiori costi a carico degli esercenti, sia i minori guadagni.
In base alle elaborazioni del Codacons alcuni settori hanno già registrato forti incrementi dei listini, come quello alimentare per il quale l’Istat ha registrato ad aprile un aumento dei prezzi del +2,8%, ma sono molti i comparti che appaiono a rischio rincari.

Fuor di dubbio che la ripartenza sia stata molto complicata per i pubblici esercizi: per circa l’80% degli imprenditori intervistati lavorare con il distanziamento interpersonale e le altre misure anti covid-19 ha creato non poche difficoltà. È uno dei principali risultati emersi dall’indagine condotta dal Centro Studi della Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi – per capire l’andamento della prima settimana di lavoro dopo la riapertura di bar e ristoranti dello scorso 18 maggio.
La maggior parte degli imprenditori ha deciso di riaprire già a partire dal 18 maggio (circa il 48%) mentre circa il 35% lo ha fatto solo qualche giorno dopo. Una minima parte, il 10,8% riaprirà il primo giugno, mentre ancora meno, il 5,6%, ha rinunciato del tutto a riaprire a causa delle condizioni imposte ritenute economicamente svantaggiose. Purtroppo, Il bilancio di questa prima settimana di attività risulta essere nel suo complesso negativo o molto negativo per ben il 74,5% degli intervistati, con incassi ridotti di circa il 70%. Non va meglio se si guarda ai giorni a seguire: sette su dieci si dicono pessimisti anche sulla settimana in corso e non prevedono miglioramenti significativi. Unica nota lieta dal comportamento virtuoso dei clienti che non hanno fatto particolare fatica a rispettare le regole anti covid-19. Secondo i dati l’aspetto a cui i clienti fanno più attenzione è l’igiene delle mani molto curata nell’88% dei casi. Ottime percentuali anche per quanto riguarda l’uso della mascherina (85%). Qualche difficoltà in più sulle regole di distanziamento sociale seguite in poco meno dell’80% dei casi. A conferma delle grandi difficoltà di uno dei comparti più colpiti dall’emergenza Covid-19 gli ultimi dati Istat sull’andamento del primo trimestre 2020 che ha visto una flessione del fatturato per le imprese della ristorazione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente del 23,8%. Sui primi tre mesi ha influito pesantemente il mese di marzo e preoccupa pensare a cosa succederà nel secondo trimestre con i periodi di chiusura più lunghi, tutto aprile e parte di maggio, e con la ripartenza lenta di giugno.