La sentenza della Corte Costituzionale, dichiarando l ’illegittimità dell’articolo 64 della legge 133 e dell’articolo 3 del decreto legge 154 in materia di criteri di dimensionamento scolastico e programmazione della rete scolastica, conferma i dubbi e le preoccupazioni che da sempre la Regione Piemonte aveva espresso sulla costituzionalità dei provvedimenti che il governo ha assunto in questo anno sulla scuola pubblica e che l’avevano costretta a presentare ricorso alla Corte Costituzionale per illegittimità.

La pronuncia della Corte – si legge in un comunicato della Regione Piemonte – è l’ennesima dimostrazione che questo Governo, pur parlando di federalismo, continua a prevaricare sistematicamente con decretazioni d’urgenza e regolamenti, competenze proprie delle Regioni operando continui e intollerabili atti di ingerenza istituzionale. Tutto ciò dimenticando quanto previsto dalla riforma del titolo V della Costituzione che, in particolare, riafferma la competenza delle Regioni in materia di istruzione lasciando allo Stato la sola possibilità di emanare norme generali“.

La previsione normativa, come già il Piemonte aveva denunciato lo scorso autunno, se applicata, avrebbe non solo espropriato le Regioni di una loro facoltà, ma scardinato anche la scuola pubblica come istituzione profondamente radicata nei territori e scaricato enormi costi sociali ed economici sui Comuni, prescindendo da qualsiasi analisi delle singole situazioni territoriali.

La conferma della competenza regionale in materia di programmazione della rete scolastica rischia però di essere compromessa dalle scelte governative sull’attribuzione dell’organico che, nonostante la diversa previsione normativa, sono state operate dal ministero senza alcun confronto con le Regioni. A oggi infatti assistiamo a realtà dove, per la riduzione del personale docente, i dirigenti non riescono a comporre le classi prime. In Piemonte, su 3512 punti di erogazione di servizio scolastico, 816 sono i plessi considerati sottodimensionati e circa 400 quelli che rischiano la chiusura già da quest’anno.

La presidente della Regione Mercedes Bresso e l’assessore all’Istruzione Gianna Pentenero dichiarano: “Avevamo ragione, i provvedimenti del governo non sono applicabili. Chiederemo quindi con forza al Governo, a fronte della sentenza, di sospendere gli annunciati tagli di organico, che per la nostra Regione ammontano a circa 2500 insegnanti e oltre 900 unità per il personale ausiliario, e di mantenere per il prossimo anno scolastico l’attuale dotazione di organico, rinviando cosi le riduzioni previste ad un ragionamento serio con le Regioni che permetta loro di considerare le specificità e caratteristiche di ogni singola realtà e di approvare, entro la fine di quest’anno, un piano di dimensionamento e della rete dei servizi scolastici rispondente alle esigenze del territorio”.