I politici astigiani (e non solo) hanno un rapporto assai particolare con i social network. Odi et amo, o meglio, uso-abuso-disuso.
Chi si era convinto durante la campagna elettorale che fosse ufficialmente iniziata l’era della politica 2.0, fatta di messaggi su Facebook o cinguettii su Twitter in stile Barack Obama, ne sarà rimasto sicuramente deluso.
Ma si sa, nei lunghi mesi che precedono le votazioni ogni mezzo (o quasi) è lecito per propagandare la propria candidatura; oggi quel che rimane di un’estenuante rincorsa costellata di comunicati, tweet, post e dibattiti in piazza (reale e virtuale) che han portato il giovane avvocato Fabrizio Brignolo a conquistare il drappo, per utilizzare una metafora paliofila tanto cara ad Asti, è solo una traccia sbiadita sul web.
Il sindaco ad onore del vero non ha mai mollato gli ormeggi di Facebook e continua tuttora a pubblicare articoli di giornale, commenti e foto di manifestazioni che lo vedono partecipe sulla propria bacheca Facebook.
Peccato che la stessa attenzione non la riservi anche per Twitter, con un profilo ormai gettato alle ortiche dopo l’ultimo post datato 18 aprile 2012.
Il “non mi piace più” per Twitter è un fenomeno assai diffuso tra i governanti: nonostante quasi tutti i “big” abbiano un account (troviamo ad esempio l’ex sindaco Giorgio Galvagno, l’ex assessore ai servizi sociali Pier Franco Verrua e il capogruppo di Noi per Asti Mariangela Cotto) quasi nessuno utilizza più il famoso social network entrato in voga anche in Italia soprattutto grazie a Fiorello e il suo show “Il più grande spettacolo dopo il week-end”.
Dicevamo quasi, appunto, perché Mariangela Cotto rappresenta una vera eccezione: sia su Twitter che su Facebook la coriacea zarina del Centro astigiano twitta e posta come un rullo compressore, facendo quasi impallidire il MoVimento 5 Stelle, che per propria natura (essendo nato e sviluppatosi dalla rete) utilizza assiduamente i mezzi di comunicazione virtuali come vettore privilegiato anche nella sezione astigiana.
L’enigma più curioso in questa giungla virtuale resta tuttavia quello legato al profilo Facebook di Giorgio Galvagno.
In molti ricorderanno il singolare caso scoppiato nel maggio 2011 quando l’allora sindaco denunciò pubblicamente la creazione, a sua insaputa, del proprio profilo su Facebook.
“Ho saputo del sito a mio nome da alcuni conoscenti e sono andato a verificare, ben sapendo di non aver mai attivato nulla del genere. Pur non avendo constatato la presenza di informazioni scorrette o che possano in qualche modo nuocere alla mia persona sono stato ovviamente costretto a presentare un esposto contro ignoti chiedendo espressamente che si risalga agli autori dell’operazione e che i medesimi vengano diffidati dal proseguire nell’attività di gestione del mio profilo su Facebook”, dichiarò a suo tempo. Eppure il profilo è rimasto attivo ed ha continuato a pubblicare regolarmente fino al 25 maggio, il giorno della sconfitta elettorale al ballottaggio, con Galvagno (o chi per essi) che a titolo personale pubblicava un laconico messaggio di ringraziamento ai suoi sostenitori nonostante l’esisto negativo. Ora il profilo sembra abbandonato. Stessa sorte per l’account di Pier Franco Ferraris, assessore provinciale alla viabilità, il cui ultimo messaggio in bacheca risale al 4 maggio scorso.
A tener alta la “social flag” astigiana ci pensano però i giovani; Marcello Coppo (Pdl), Enrico Panirossi (Pd), Mario Malandrone (Uniti per Asti) e Salvatore Grizzanti (Radicali) sono la frangia più attiva.
Tra le tante iniziative che li vedono, a vario titolo, partecipi  la più apprezzata dai lettori sembra essere la “telecronaca” dei consigli comunali (su Twitter, hashtag Å™openasti), un mezzo comunicativo basato sulla trasparenza, molto “social friendly” per condividere con i lettori i lavori in discussione nell’austero palazzo municipale.

Fabio Ruffinengo