“Siamo preoccupati per l tenuta e la sicurezza della casa di reclusione. Lavorare nella struttura è diventato insostenibile”. A parlare sono sei sindacati di polizia penitenziaria che ieri mattina, giovedì, hanno organizzato un sit-in davanti alla struttura di Quarto dopo giorni di agitazione.

Al centro della manifestazione diverse tematiche che si possono tradurre, semplificando, con una sintomatica carenza effettiva di personale a fronte di un penitenziario invece sovraffollato e con il nuovo assetto di casa circondariale, con detenuti di alto spessore criminale e che nella struttura di Asti devono trascorrere lunghe pene.

“Sulla carta siamo 170 operatori di polizia penitenziaria assunti mentre nella realtà dei fatti in servizio nelle sezioni siamo 110 – commenta Massimei, segretario locale della Uil, che ha organizzato la protesta assieme ai sindacati Sappe, Uspp, Cgil, Cnpp e Cisl -. Questo perché ci sono colleghi distaccati, in convalescenza ma soprattutto perché vengono contati nel novero anche i poliziotti dell’unità cinofila (interna al carcere) e delle traduzioni che però svolgono incarichi esterni alle sezioni del carcere”.

I sindacati lamentano anche una sorta di stato di abbandono da parte della direzione ritenuta assente tanto che una sigla in particolare la Cisl, usa parole dure: “Chiediamo l’avvicendamento della direzione”, commenta Domenico De Sensi della Cisl Asti-Alessandria.

Più “morbidi” invece i colleghi che vogliono comunque delle risposte e, soprattutto, dei fatti.

“Questi ultimi due anni di pandemia sono stati un inferno – continuano i sindacati -. Abbiamo lavorato in condizioni estreme, gestendo molte tensioni tra i detenuti che non avevano più contati con l’esterno. L’unica preoccupazione della nostra direzione è stata quella di farci contare i Dpi (tute, mascherine, guanti, ndr). Siamo stati lasciati soli anche quando i detenuti positivi erano 109, quindi un terzo della popolazione carceraria”.

Oltre al problema della sicurezza c’è stato e c’è ancora il problema delle turnazioni e della tipologia di detenuti. 

“Abbiamo moltissimi detenuti con pene lunghe e questo è indicativo sull’età delle persone ristrette da noi, che è molto alta – spiegano ancora i sindacati -. Questo incide per esempio sulle questioni sanitarie, basti pensare che l’infermeria ha tre stanze e sono sempre tutte piene”.

Ma c’è un’altra questione. La casa circondariale ospita molto spesso detenuti con patologie psichiatriche che non sono facili da gestire dagli stessi poliziotti e che provocano tensioni con gli altri detenuti. Questo perché, spiegano i sindacalisti, le strutture dove i malati psichiatrici dovrebbero scontare le loro pene (Remsi) non hanno posti e quindi vengono mandati in altre carceri, anche nelle case circondariali come è Asti che non hanno gli strumenti per poterli gestire. 

Ma sono solo alcune delle tematiche emerse dal confronto con i sindacati che non hanno voluto cavalcare la recente notizia legata all’impiego di alcuni agenti della penitenziaria in lavori che non competevano loro(come il taglio delle siepi o l’uso di trattori), questione finita ora in Parlamento.

Ci sono problemi ancora maggiori: “Capita a volte che nel turno di notte siamo solo dieci agenti su oltre 300 ospiti, immaginate voi come si possa gestire un’eventuale emergenza”. Ma anche l’ordinario aggiungiamo noi.

E il sindaco Maurizio rasero e l’assessore alla Sicurezza Marco Bona, presenti al sit in, hanno dato la propria disponibiltà nel farsi da tramite per cercare un dialogo e confronto con la direzione.