Tante le persone presenti oggi davanti ai cancelli della Casa di riposo San Giuseppe di Castelnuovo Don Bosco: tutti. “L’adesione è stata totale” commenta Ferdinando Ferrigno, funzionario della Uiltucs di Asti in merito all’appena conclusa assemblea organizzata dalle tre sigle sindacali Cgil-Cisl e Uil “Non sono venuti solo i lavoratori impegnati nei turni di lavoro. Perché questi sono dipendenti che  hanno a cuore il loro lavoro e sanno che assentarsi significherebbe molto di più che un  semplice problema economico per l’azienda”. Significherebbe un problema per gli uomini e le donne ricoverate nella struttura: fuori dai cancelli c’erano anche i loro parenti. Uomini e donne. Figlie  e figli di chi cerca di concludere la propria vita in serenità. C’erano loro, accanto ai 118 lavoratori che rischiano il posto di lavoro per una gestione che ha visto avvicendarsi negli appalti dei servizi ben 10 cooperative nel corso di 14 anni. Una lagestione che non vuole riportare i posti letto ai 155 iniziali ma li vorrebbe ridurre a 120,  con conseguente esubero di personale. “Volevamo parlare, chiarire, risolvere i problemi” spiega Francesca Delaude, della segreteria Fp-Cgil di Asti “ma nessuno ci ha ricevuto”. Incredibilmente, nè il direttore della struttura, Franco Zampicini, e nemmeno il sindaco di Castelnuovo Don Bosco, Antonio Rago, hanno parlato con i manifestanti. “Lunedì ci sarà il consiglio d’amministrazione con all’ordine del giorno l’approvazione di uno schema di convenzione tra la Rsa di Cocconato e quella di Castelnuovo Don Bosco per un unico appalto dei servizi assistenziali ed ausiliari: si vuole importare il modello Cocconato, che tutti tristemente conosciamo, a Castelnuovo Don Bosco?” si domanda la Delaude, facendo presente che Zampicini è anche direttore a Cocconato “Saremo qua anche lunedì. Proveremo a parlare di nuovo con questo Cda di cui chiediamo a gran voce le dimissioni, assieme a quelle del direttore”. Poi, tavoli di raffreddamento, scioperi ed in mezzo sempre loro: i lavoratori. Le loro famiglie.  Ma questa volta, ad andarci di mezzo per le incapacità altrui, c’è qualcuno in più. Qualcuno che non merita di terminare una vita vissuta senza tranquillità. Serenità. Rispetto.

Paolo Viarengo