Diminuiscono i vigneti ma i boschi aumentano. Una crescita che oggi porta il territorio astigiano a una superficie boschiva di oltre 42.700 ettari, pari al 28% della superficie territoriale, dato in linea con la media regionale del 33%. Boschi per la maggior parte di proprietà privata, costituiti da robineti (più comunemente “gaggie”) e utilizzati soprattutto come legna da ardere e a fini agricoli.
Partendo dai dati forniti dal dirigente regionale del settore politiche Forestali, Franco Licini, un gruppo di sindaci, presidenti di circoscrizioni e di Comunità collinari e rappresentanti delle associazioni di categoria ha provato a pensare a una gestione più consapevole e meno frammentata dei boschi astigiani, in particolare quelli alle porte della città, nelle cosiddette frazioni. Un’opportunità emersa nell’incontro promosso dalla vicepresidente del Consiglio regionale Mariangela Cotto e dal vicesindaco Sergio Ebarnabo, per conoscere nel dettaglio gli articoli della nuova legge forestale, approvata in Regione nel febbraio scorso. Erano presenti anche gli assessori all’Ambiente di Comune e Provincia, Diego Zavattaro e Pierfranco Ferraris e Marco Corgnati, funzionario regionale.
In questi giorni di emergenze, con frane e allagamenti – ha spiegato Cotto – si comprende meglio l’importanza di una corretta gestione e pianificazione del nostro territorio e in particolare delle foreste. In questo senso la nuova legge favorisce forme associate di gestione di queste aree, a fini economici, ma anche di maggior tutela. Non dimentichiamo che, oltre all’estrema frammentazione, un altro limite alla sicurezza e al pieno utilizzo delle potenzialità del territorio è l’abbandono dei boschi e la conseguente crescita del “gerbido”. Con una pianificazione più responsabile si potrebbe anche ipotizzare, secondo l’obiettivo di  multifunzionalità dei boschi previsto dalla Regione,  anche a una diversificazione del prodotto. In altre zone del Piemonte si è riusciti nella trasformazione di molti ettari nel più redditizio legno da opera”.