Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, nel suo tour proselitico volto a diffondere il verbo del No alla riforma costituzionale e a Renzi, è approdato lo scorso sabato anche a Castelnuovo Calcea. Insieme al suo staff, arrivato a bordo del famoso camper pubblicitario con lo slogan “iovotono”, Salvini ha tenuto il suo comizio davanti alla bottega Riolfi Sapori, che ha organizzato l’evento. L’europarlamentare ha sì parlato del merito della riforma “che ci sottomette all’Europa”, ma è anche chiaro come il suo No sia principalmente rivolto all’attuale Governo Renzi. “In 7 anni abbiamo dato 11 miliardi di euro alla Turchia, un paese che di europeo non ha proprio nulla. Abbiamo poi stanziato 71 milioni per 2300 migranti richiedenti asilo, di cui solo 10 su 100 ne hanno effettivamente diritto. E su 80 mila, solo 800 vengono dalla Siria. Quello dei migranti è un business. Intanto i nostri migliori studiosi emigrano in Canada, Germania e Svizzera e li barattiamo con dei ciabattai”. E sulla manovra economica del 2017:“Più la leggo e più mi fa arrabbiare. Le piccole aziende e imprenditori avranno lo spesometro trimestrale, che vi riempirà di scartoffie. Dovreste avere un ragioniere che una volta al mese vi fa i conti”. Riguardo al referendum costituzionale il leader della Lega ha poi affermato che “se passerà, lo stato avrà l’ultima parola, su ogni campo. Non voglio passare ai miei figli una riforma dettata da altri (Ue e grandi banche ndr). Il Si ci chiuderebbe ogni spazio di lavoro e aprirebbe la strada ad un senato totalmente di Sinistra”. Gli altri intenti del partito sarebbero poi quelli di riportare l’Italia alla lira, di legalizzare la prostituzione “che in Germania porta miliardi di euro all’anno” e infine di far passare il vincolo di mandato, legge grazie al quale si limiterebbero i cambi di partito, ma che è stata bocciata dal governo. Tra i gadget, i cartelli con scritto “Salvini premier” con i caratteri usati da Donald Trump per i suoi manifesti, indicano che il segretario crede seriamente nella sua candidatura. E viste le risalite negli ultimi anni dei regimi popolari a fronte degli establishment, chissà che non abbia ragione. Danilo Bussi