Prosegue anche ad Asti il dibattito intorno alla scuola.

Insegnanti e dirigenti scolastici, studenti e genitori, sindaci e sindacalisti, consiglieri comunali e provinciali del Pd hanno affollato, ieri sera, il Salone consiliare della Provincia per l’incontro Salviamo la scuola: l’impegno della Regione per il futuro dell’istruzione voluto dalla consigliera regionale Angela Motta: una dimostrazione tangibile della preoccupazione che, anche nell’Astigiano, solleva il decreto Gelmini e di cui si è fatta interprete anche l’assessore regionale Gianna Pentenero (Istruzione e Formazione professionale).

Aprendo i lavori Enzo Papalettera, segretario regionale della Cisl Scuola, ha tracciato un quadro cupo: “I dati contenuti nel Piano programmatico per l’attuazione dell’articolo 64 della legge 133 – ha spiegato – sono allarmanti. Nei prossimi tre anni si abbatterà sulla scuola una scure senza precedenti: tagliare 7 miliardi e 800 milioni significherà fare a meno, in tre anni, di 87 mila docenti e 41.500 addetti, tra personale amministrativo e bidelli. Le ore dedicate all’istruzione saranno ridotte per le scuole di ogni ordine e grado, dalle materne alle superiori. Questo significherà non ‘solo’ un drastico taglio ai posti di lavoro, ma anche una netta riduzione dell’attività didattica per i nostri figli, cioè meno saperi e competenze per loro”.

Il Piemonte, secondo il sindacalista, perderà complessivamente più di 6 mila docenti e oltre 3 mila collaboratori scolastici. “Bisogna sapere – ha indicato Papalettera – che il decreto non è un documento sulla riforma della scuola, ma una manovra di bilancio voluta dal ministro Tremonti per dare soldi alle Regioni sul federalismo fiscale. Molte donne saranno costrette a riorganizzarsi la vita per badare ai figli nel pomeriggio, visto che le materne funzioneranno solo al mattino e le elementari perderanno il tempo pieno. Risparmiare su un’ora di lezione vorrà dire sopprimere 8700 cattedre. Però, con un’attenta regia mediatica, il governo tace su queste cose, preferendo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul ritorno del grembiule in classe, mentre l’idea della classi ponte per stranieri ha un chiaro sapore razzista”.

Molti gli interventi dal pubblico prima dell’intervento dell’assessore Pentenero. Contro la riduzione dei plessi inferiori ai 50 bambini (se ne calcolano una cinquantina in tutto l’Astigiano) si è schierata la Comunità Montana Langa Astigiana Valle Bormida, che perderebbe quattro scuole, mentre il deputato Massimo Fiorio ha puntato il dito su Maria Teresa Armosino: “Come presidente della Provincia le chiediamo di difendere in Parlamento le scuole dell’Astigiano. E prepariamoci: perché dopo i tagli all’istruzione arriveranno quelli alla sanità”.

Contro le disposizioni del governo (per le Regioni che, entro novembre, non rispetteranno il decreto è previsto il commissariamento), Giovanna Pentenero ha ricordato il ricorso della Regione alla Corte Costituzionale. Lamentando la mancata consultazione di Regioni, Province e Comuni, l’amministratrice ha sottolineato che “il Piemonte negli ultimi anni è già intervenuto sul dimensionamento della rete scolastica. Adesso ci chiedono di cominciare a tagliare dalle città per poi spostarci sui territori delle colline e della montagna: ma non ci dicono precisamente in che quantità, sappiamo solo che la scuola privata diventerà di serie A e quella pubblica di serie B. Mentre sollecitiamo il governo a un confronto, diciamo ai genitori di continuare a iscrivere i figli nelle scuole del loro territorio”.

A fine serata l’invito della consigliera Angela Motta ai sindaci: “Tutti i Consigli Comunali dell’Astigiano approvino un eguale ordine del giorno contro i tagli, in modo da dare ancora più forza alla mobilitazione contro il decreto governativo”. Con un evidente rammarico: “Nell’ultimo anno abbiamo lavorato sodo in Regione e alla fine siamo riusciti a salvare l’identità della Comunità Montana dell’Astigiano. Adesso il rischio è di svuotarla a poco a poco, facendo morire i servizi che sono invece indispensabili per continuare a tener vivo quel territorio”.

Intanto, per la serata di martedì 27 ottobre i genitori e gli insegnanti del III Circolo hanno organizzato un corteo, alle 21, che partirà da piazza I Maggio, percorrerà corso Alfieri e terminerà in piazza San Secondo. Il corteo è aperto a tutti gli insegnanti, i genitori e gli alunni di tutte le scuole, di ogni ordine e grado, della città.

La nuova normativa – recita il comunicato stampa di convocazione – prevede la riduzione del tempo scuola a 24 ore settimanali (25 per la scuola materna), con un impoverimento della qualità del servizio, in quanto diventerà impossibile svolgere tutte le attività formative che, attualmente, caratterizzano come qualificante la scuola dell’infanzia e quella primaria. E’ un problema che tocca tutti, anche i bambini che già hanno iniziato il loro percorso scolastico, poiché ridurre gli insegnanti significa rifare le graduatorie, penalizzando gli insegnanti con minor anni di servizio, che potranno essere spostati in altri plessi“.