Dopo la stagione dello spread è arrivata quella della spending review. Termini tecnici, economici, che si sono fatti velocemente strada nella nostra quotidianità fino a mutare significativamente i nostri discorsi e le nostre abitudini. Tra i primi a fare le spese dei significativi tagli del governo – 500 milioni di euro per il 2012, quattro volte tanto ovvero 2 miliardi per il 2013 -,  gli enti locali. Di questo difficile momento economico abbiamo parlato con il sindaco di Asti, Fabrizio Brignolo, eletto alla fine di maggio e ormai al fatidico giro dei 100 giorni. “Già 100 giorni? Mamma mia come passa il tempo…” commenta Brignolo. Come si prospetta la situazione economica del Comune di Asti? “Su un bilancio di circa 60 milioni di euro, sappiamo che manca un milione o un milione e mezzo di euro per arrivare a fine anno garantendo i servizi essenziali. 4 milioni sono immobilizzati per via del patto di stabilità. Il bilancio che la giunta Galvagno ha approvato è sicuramente veritiero, rispetto ad altri Comuni anche molto vicini non possiamo lamentarci. Però è tiratissimo, fatto per arrivare al pareggio, ma con voci di spesa sottostimate abbondantemente, come avevamo fatto notare in consiglio al tempo dell’approvazione. Per esempio sull’Imu avevamo previsto un fondo di risorse nel caso in cui la voce a bilancio non fosse stata rispettata, e infatti abbiamo dovuto intaccare quel fondo perché era stato inserito un dato fornito dallo Stato, calcolato sulla base di una simulazione, che non era un dato realistico”. Se fosse necessario alzereste le imposte o tagliereste i servizi? “Cercheremo di usare la piccola leva fiscale che è nel nostro dominio (costituita essenzialmente dall’Imu e dall’addizionale IRPEF) per sviluppare politiche di incentivo all’economia e alla soluzione di problemi sociali. Stiamo mettendo a punto un meccanismo sull’Imu che incentivi ad aderire alla locazione a canoni calmierati sia nel settore dell’abitazione civile sia nella locazione di immobili per attività commerciali o artigianali: praticheremo degli sconti ai proprietari che anziché lasciare immobili sfitti aderiscono a questo sistema di convenzione”. Quali sono le principali difficoltà della macchina comunale? “Negli anni ’90 contavamo oltre 1200 dipendenti. Adesso ne abbiamo circa 580 a fronte di uno spettro di servizi erogati che si è ampliato (pensiamo alla necessità di portare la copertura internet nelle frazioni, estendere il wi-fi in città), ma anche a fronte di nuove fasce di povertà che affollano i servizi sociali e le mense pubbliche, di cittadini che si trovano, nel complesso, in una situazione economica nettamente peggiorata”. Il testo integrale dell’intervista sarà pubblicato sull’edizione della Gazzetta d’Asti in edicola a partire da venerdì 7 settembre 2012. Marianna Natale