Con 154 emendamenti presentati al testo della Giunta, è iniziato in terza Commissione, presieduta da Raffaele Gallo, l’esame dei tre provvedimenti in materia di caccia: per l’appunto il disegno di legge dell’assessore Giorgio Ferrero, nonché i due progetti di legge rispettivamente di Giorgio Bertola (M5S) e Gian Luca Vignale (Mns). Il documento della Giunta regionale ha l’obiettivo di riformare la legislazione in materia faunistico-venatoria e  recepire le esigenze e le esortazioni delle associazioni di settore. Il Piemonte è l’unica Regione italiana a non avere un provvedimento in materia che declini in chiave locale quello nazionale: “La vecchia legge era stata abrogata per evitare il referendum e non era più stata sostituita” ha ricordato Ferrero. Sino a oggi, al disegno di legge sono stati presentati, sia dalla stessa Giunta, che dai vari Gruppi, in particolare da quello M5S, 154 tra emendamenti e subemendamenti, e nella seduta odierna ne è incominciata l’illustrazione. “Gli emendamenti che presentiamo si rifanno ai contenuti del nostro progetto di legge – ha spiegato Bertola (M5S) – La legge regionale 70/96, venne abrogata nella scorsa legislatura per impedire lo svolgimento di un referendum. Il nostro intendimento è ridurre il più possibile l’attività venatoria, limitandola solamente al cinghiale (5 capi annui), alla lepre comune (2 capi annui) e al fagiano (3 capi annui) esclusivamente nelle giornate di mercoledì e sabato, e recepire proprio quei quesiti referendari. Ciò non toglie che siamo disponibili al confronto per migliorare il documento della Giunta”. Le principali novità proposte dall’assessore Ferrero riguardano la tutela per le specie della tipica fauna alpina e gli uccelli tutelati dalla direttiva comunitaria, l’aumento della superficie venatoria minima degli ambiti territoriali di caccia e dei comprensori alpini, l’obbligo di una prova di tiro per la caccia di selezione seguita dal rilascio di un attestato con validità semestrale, la possibilità di addestramento, allenamento e prove per i rapaci da caccia (essenzialmente falchi) e il riconoscimento della possibilità di commercializzare gli animali abbattuti. “Ciò che ci dobbiamo domandare è se sia meglio una nuova legge che limiti ancora l’attività venatoria all’interno della nostra regione o piuttosto tenerci la cosiddetta leggina esistente che comunque consentirebbe al Piemonte di avere diritti venatori  paragonabili a quelli di altre Regioni italiane” ha sottolineato Vignale.