“Non siamo soliti entrare nella polemica politica ma pensiamo che sia scaduto il tempo limite per tutti coloro che hanno amministrato il Comune di Asti sino a oggi”. Esordisce così il presidente della Casa del Consumatore Piemonte, Stefano Santin, lamentando la mancanza della Carta dei Servizi, importante documento per gli astigiani. Dal 2007 le amministrazioni pubbliche hanno l’obbligo di stilare, per ogni servizio offerto ai cittadini, la Carta dei Servizi che rappresenta i principi, le regole, gli standard qualitativi delle prestazioni offerte, al fine di tutelare le esigenze degli utenti nel rispetto dei principi di efficacia ed economicità.

“La Carta rappresenta l’impegno a fornire informazioni chiare sulle modalità e sui tempi di erogazione dei servizi – spiega Santin – assicurandone la qualità: costituisce uno strumento di chiarezza e trasparenza nel rapporto fra istituzione e fruitore del servizio, utile per la definizione delle strategie di miglioramento continuo dell’offerta. Pertanto il cittadino ha diritto di conoscere cosa viene proposto per i servizi che fruisce dal Comune: dalla mensa all’impianto sportivo o la richiesta di un certificato all’anagrafe, giusto per citare alcuni esempi”.

La normativa sull’amministrazione trasparente prevede che tale documentazione sia presente sul sito del Comune. In caso d’inadempimento, le associazioni portatrici di interessi diffusi come la Casa del Consumatore possono diffidare l’amministrazione inosservante a stilare la Carta dei Servizi e, trascorsi inutilmente 90 giorni, potranno richiedere al TAR un provvedimento di ottemperanza nei confronti del Comune che potrebbe prevedere un commissario ad acta affinché si attenga a quanto previsto dalla normativa.

“Purtroppo ad oggi in questa sezione del sito compare mesta la scritta: in fase di studio ipotesi di carta dei servizi, risalente all’11 novembre 2013 – affermano dalla Casa del Consumatore – mentre quando si è trattato di decidere l’aumento delle tariffe il tempo impiegato è stato minore. Certamente la latitanza può essere attribuita a tutte le amministrazioni che si sono succedute in questi anni ma sorgono alcune domande: com’è possibile decidere di aumentare i costi dei servizi e poi, con comodo, stabilirne la qualità? Il cittadino è forse considerato un suddito senza diritti?”. Santin incalza: “L’assurdo l’abbiamo poi vissuto con la Carta dei Servizi istituita dall’ASP (l’unica che l’ha attuata in una forma bizzarra) dove l’azienda, invece di convocare le associazioni dei consumatori riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico, come prevede la legge, se l’è scritta da sola verificando essa stessa poi il rispetto di quanto promesso: insomma, se la sono suonata e cantata da soli”.

In merito agli aumenti tariffari, l’associazione dei consumatori rincara la dose: “Agli amministratori avremmo chiesto perché far pagare la tariffa massima per le mense 5,50 euro a pasto quando la tariffa pagata alla ditta appaltatrice è di 5,20 euro e quali azioni di controllo vengono poste in essere per verificare i parametri dell’ISEE al fine di controllare possibili evasori. Ci chiediamo inoltre se sono previste azioni per ridurre i viaggiatori, sui bus, senza biglietto (ad esempio tornelli sui pullman come ormai avviene in tante città) e perché gli abbonamenti mensili al parcheggio non sono stati parametrati all’ISEE come avvenuto in altre realtà. Ci si lamenta della difficoltà nel riscuotere multe e tasse comunali affidate all’ex Equitalia ma al tempo stesso non si è deciso di aderire alla rottamazione delle cartelle, come ad esempio deliberato dal Comune di Alessandria”.

“Trasparenza e partecipazione civica non sono concetti astratti – concludono dalla Casa del Consumatore – ma prevedono adempimenti di legge ben precisi”.