Un protocollo primo in Piemonte e tra i pochi in Italia, per garantire un percorso di presa in carico e cura dei richiedenti asilo affetti da disagio psichico.

E’ quello che è stato siglato mercoledì mattina in prefettura dal prefetto Claudio Ventrice, dal direttore generale dell’Asl At Flavio Boraso e dai responsabili dei sette Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria) che operano sul territorio.

Si tratta di un percorso che prevede la segnalazione previo il consenso della persona, da parte dei titolari dei Cas dei casi alla prefettura, che contatta quindi il Dipartimento di Salute Mentale in seno all’Asl At che apre così una corsia preferenziale di accesso alle cure psicologiche e psichiche.

Questo in sintesi il protocollo che però porta con sé significati molti importanti. Iniziamo dal fatto che per costruire il progetto le istituzioni hanno fatto “squadra”, rete. “Spesso le amministrazioni pubbliche vengono criticate per non adempiere ad alcuni servizi – dichiara il prefetto -. Oggi è la dimostrazione che nelle pubbliche amministrazioni esistono anche le buone pratiche come la sottoscrizione di questo protocollo”. Protocollo per il quale tutta la prefettura, l’Asl e i Cas hanno lavorato per mesi, settimane fatti di passaggi anche al Ministero competente e che hanno portato fino alla sigla di questo importante documento.

Un altro punto focale su cui concentrarsi è stato il concetto di accoglienza, che non può prescindere dall’integrazione.

Dal 2018, con l’approvazione del decreto sicurezza Salvini, i Cas, infatti, sono stati “privati” di alcuni servizi fondamentali che offrivano. Oggi di fatto riservano ai richiedenti asilo vitto e alloggio, non potendo più fornire mediazione culturale, ma anche corsi di lingua italiana, assistenza medica e tanto altro. Una situazione difficile per la gestione dei migranti quindi.

Ma il prefetto, con una lunga esperienza alle spalle come presidente a Novara della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino, ha deciso che lo Stato debba occuparsi di queste persone che vengono da Paesi con grossi problematiche.

“Parliamo di persone vulnerabili che si sono allontanate da Paesi poveri, magari in guerra, magari sottoposti a dittature – aggiunge Ventrice -. Persone che arrivano il Libia dove vengono sottoposte a torture, stupri, dove vengono derubati anche dei piccoli gruzzoletti messi da parte per pagarsi il viaggio sui barconi. Persone che si portano dentro una grande sofferenza anche una volta arrivati in Italia. Sofferenza che può tramutarsi in alcuni casi in problematiche che possono sfociare in problemi di ordine pubblico”.

Era quindi necessario intervenire e non lasciare soli in primis i migranti, ma anche i gestori dei Cas.

“Nella mia esperienza ho ascoltato storie terribili di violenze atroci – aggiunge ancora Ventrice -. Lo scopo di questo protocollo è proprio quello di aiutare le persone più vulnerabili, perché i gestori dei Cas, che ben si accorgono dei soggetti che hanno problematiche, non sono medici o infermieri che possono risolvere la situazione”. 

Ma queste persone devono essere aiutate, prima di tutto come essere umani (che hanno diritto all’assistenza sanitaria), in secondo luogo anche per evitare che possano creare situazioni di difficile gestione all’interno dei centri e anche fuori.

E qui entrano in gioco l’Asl e il Dipartimento di Salute Mentale.

“Il prendersi cura e prendere in cura vuole dire accoglienza – commenta Boraso -. Il primo passo, molto più facile grazie alla sottoscrizione del protocollo, è quello di prendere in cura queste persone. In secondo luogo faremo al meglio delle nostre possibilità per curarle”.

Per il direttore generale dell’Asl At questo documento “ha una grande valenza etica” ed è un importante passo nel percorso di accoglienza e integrazione. 

“L’accoglienza non è dare un letto e del cibo, ma è curare, inserire nella società e anche avvicinare le persone al mondo del lavoro. O l’accoglienza si fa, oppure non si fanno neppure entrare in Italia”, conclude provocatoriamente il prefetto.

A fianco di prefettura e Asl ci sono sette gestori Cas. Si tratta di Agathon, Bma, Caritas Diocesana, Codeal , L’Elica, Piam e Sanitalia.

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