Coronavirus: Maurizio Ferrari, giornalista astigiano della redazione dell’Eco di Bergamo, ci racconta la grave situazione dell’epidemia nella sua provincia di residenza.

 

Cari amici della Gazzetta d’Asti, cari astigiani.
Mi sento ancora profondamente astigiano pur essendo molto vicino a questa terra di adozione che mi ha accolto da 25 anni ormai.
Qui abbiamo centinaia di morti, un contagio che andava arrestato con una zona rossa immediata come è stato fatto nel Lodigiano.
Un contagio veloce, repentino, diffuso, aggressivo che ha condizionato i nostri comportamenti costringendoci ad arretrare giorno dopo giorno.
La vita spezzata di tanti anziani; i necrologi che nel nostro giornale sono passati dalle tre pagine consuete alle 11 delll’altro ieri; i carri funebri che fanno la spola ogni mezz’ora.
Quello che più ci amareggia è che non ci abbiano ascoltati, come provincia, nonostante il sindaco Giorgio Gori abbia fatto molti appelli. E che ci abbiano raccontato delle menzogne, smentite clamorosamente dai fatti.
Ci sentiamo traditi.
Penso sempre alla mia bella Asti, ce l’ho sempre nel cuore”.

 

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