Il vescovo Marco Prastaro è in viaggio in Brasile, in missione della diocesi di Juina.Pubblichiamo il diario della missione.

Domenica 3 novembre
Alle ore 16,15 ci incontriamo con don Luigi Binello per iniziare il nostro viaggio missionario in Brasile. Visiteremo il nostro don Italo a Cuiabà e faremo una visita fino a Juina per incontrare il vescovo dom Neri Jose Tondello.
Ci sono 11 gradi, l’autunno sta facendo il suo meritato ingresso.

Lunedì 4 novembre
Sono le 11,30 ora locale (le 16,30 in italia) quando in aeroporto ci accoglie don Italo. Il suo sorriso e la sua gioia ci fanno subito sentire a casa.
Mettiamo un po’ di tempo a ritrovare la sua auto nel parcheggio, nel mentre il buon caldo del Mato Grosso ci mostra l’intensità dei suoi 35 gradi.
Arriviamo al seminario. Fin dal suo arrivo in Brasile nel 2013 don Italo ne è il rettore. Il seminario è qui a Cuiabá anche se la diocesi di Juina è ad almeno 800 km. Al fianco del seminario vi è la facoltà teologica del Mato Grosso. Qui don Italo è insegnante di una serie di materie filosofiche e teologiche. Ci sono 4 seminaristi: Douglas è già diacono e diverrà sacerdote l’8 dicembre, un altro il 21 dicembre sarà ordinato diacono, gli altri due sono all’inizio del cammino. Attorno al seminario di Juina, una costruzione con un cortile interno su cui si affacciano le 14 camere e i locali comuni, vi sono altri seminari di altre diocesi della regione. I muri divisori separano i diversi seminari anche se le varie porticine permettono il passaggio diretto da un seminario all’altro. Il movimento dei seminaristi da una proprietà all’altra è piuttosto intenso; don Italo fa un po’ da padre spirituale di tutti e ad ogni ora è possibile vedere qualche ragazzo che bussa alla porta per la confessione, un consiglio o una confidenza.
Sistemati i bagagli nelle camere ci rechiamo in refettorio per il pranzo, i seminaristi ci guardano mangiare perché hanno fatto già pranzo.
Nel pomeriggio don Italo, accompagnato da Andrea un ragazzo ipovedente che ha terminato la teologia ma non trova una diocesi che lo accolga per l’ordinazione sacerdotale, ci accompagnano in centro città.
Visitiamo la cattedra, una bellissima chiesa costruita negli anni ’60 nel luogo in cui fu rasa al suolo la Cattedrale precedente del 18’ secolo. L’abside è rivestita di un magnifico e immenso mosaico rappresentante il Cristo sofferente. Il mosaico fu realizzato da un Polacco che nella guerra perse tutte e due le mani. Nonostante fosse monco divenne famoso per la maestria delle sue opere.
Ci rechiamo poi a piedi verso un’altra chiesa. Costeggiamo l’ospedale Santa Croce, un tempo di proprietà della Chiesa, oggi in mano al governo. Don Italo ne parla come di un buon ospedale.
Sulla strada del rientro la macchina ha dei problemi per cui siamo costretti a fermarci. L’acqua del radiatore è in ebollizione e la ventola non funziona. Fortunatamente, con l’ausilio del manuale scritto in cinese e brasiliano, riusciamo comunque a identificare dove sia il fusibile e a sostituirlo. Con ancora qualche patema di animo riusciamo a rientrare a casa in tempo per la preghiera comune.
A cena andiamo con tutti i seminaristi presso una famiglia amica del seminario. Sono una giovane coppia di cattolici molto impegnati i loro bisnonni erano migranti italiani. Lei, Anna, è architetto e lavora nell’impresa del padre che organizza esposizioni di macchinari agricoli, lui Guglielmo, ingegnere, lavora nell’industria del padre e produce macchinari per l’estrazione dei minerali. Due settori importanti nella economia del paese. Anna ci parla delle tecnologie con satelliti e droni per controllare la resa agricola dei terreni, Guglielmo ci mostra sul telefonino alcuni dei macchinari da lui prodotti che hanno ridotto del 90% l’inquinamento delle aziende minerarie.
La cena si svolge amabilmente deliziata da un churrasco molto squisito e abbondante.