Il vescovo Marco Prastaro è in viaggio in Brasile, in missione della diocesi di Juina.Pubblichiamo il diario della missione.

Giovedì 7 novembre

Iniziamo la giornata pregando le lodi insieme. Dopo colazione con dom Neri firmiamo il rinnovo della convenzione di don Italo, per i prossimi 3 anni continuerà il suo servizio nel seminario di Cuiabá. Ci scambiamo poi un po’ di confidenze, come dire, “da Vescovo a vescovo”.
Andiamo quindi a visitare la curia, in realtà vediamo la sede della radio e della TV diocesana. In un territorio così vasto e povero sono strumenti efficaci e preziosi per raggiungere tutti. Dom Neri ha un suo programma settimanale sia in radio che in TV. In effetti ieri sera arrivando alla stazione del pullman un anziano lo aveva fermato dicendogli che lo vedeva sempre in televisione.
Ci spostiamo poi in Cattedrale, dove il nostro don Roberto Zappino è stato parroco per alcuni anni. Ci chiedono sue notizie. Tra le varie iniziative mi colpisce una sorta di dispensario in cui si effettuano massaggi per il benessere della persona e soprattutto la farmacia che prescrive rimedi naturali a base di erbe. Una grossa cassettiera custodisce una infintà di erbe e rimedi naturali. Vediamo poi la Chiesa nella quale e sepolto il primo vescovo di Juina. Sul sagrato arriva un calesse trainato da un cavallo e condotto da un anziano contadino. Una mamma con le sue due bambine è venuta in città per delle commissioni. Salutano fraternamente e allegramente il Vescovo. La mamma orgogliosamente gli mostra le figlie. 
Ci spostiamo quindi appena fuori città per visitare un magazzino nel quale si svolge la raccolta differenziata. Un progetto iniziato dalla diocesi, che ora prosegue attraverso una associazione autonoma. Alcune signore dividono carta e plastica, altri signori con una pressa preparano balle di cartone. Hanno due camion con cui girano a raccogliere i rifiuti differenziati. Il progetto dà lavoro ad alcune persone oltre che promuovere l’ecologia. Poco più in là, più internamente nel bosco visitiamo il centro diocesano di spiritualità. Un centro per incontri e ritiri. Si stanno preparando alla assemblea diocesana che si svolgerà nel fine settimana.
Sul ritorno ci fermiamo al monastero delle Clarisse cappuccine. Sono alcune monache, 5 vengono dal Messico, due sono brasiliane e poi una ragazza che si prepara a iniziare il noviziato. La gente fa molto riferimento a loro per consigli e guida spirituale. Il vescovo ci dice che si sono fatte buona fama soprattutto per le coppie che non riescono ad avere figli.
Rientriamo in vescovado per il pranzo. Noi figli del tempo di oggi approfittiamo del wi-fi della casa per “connetterci” col nostro mondo via internet.
Il dopo pranzo riprende con la visita al museo diocesano in cui sono custoditi oggetti delle tribù indios della zona, ricordi di alcuni sacerdoti Missionari pionieri della zona. Nello stesso edificio vi è un laboratorio gestito da due ragazze che stampa magliette.
Passiamo quindi alla scuola San Gonzalo. Scuola della diocesi, bella, interessante, di dimensioni più piccole di quella visitata a Cuiabá alcuni giorni fa. I bambini stanno facendo l’intervallo. Mangiano la merenda, corrono e giocano come tutti i bambini del mondo. Visitiamo anche la parte dell’asilo. Pure qui una bimba vedendo don Luigi chiede se sia babbo natale!
Nella mattina dom Neri ci aveva parlato della associazione ministero della speranza. Passiamo a vedere il loro centro. Praticamente è un’agenzia di pompe funebri. Sono 50 volontari che la gestiscono e assicurano a tutti un funerale dignitoso. Mi fa molto pensare questa capacità delle persone semplici di comprendere la sofferenza altrui e di farsene carico con semplicità, sensibilità e tanta fede. Il loro servizio attento e delicato è molto apprezzato.
Il vescovo ci porta quindi a vedere alcuni quartieri di recente insediamento, sono gruppi di casette unifamiliari. C’è la strada asfaltata, l’illuminazione pubblica, le varie casette e nulla di più. Sono comunque il segno evidente che la città si sta sviluppando.
Passiamo anche a vedere due parrocchie della periferia. In una hanno appena costruito la casetta per il parroco, nell’altra stanno costruendo la nuova Chiesa.
Alle 19 celebriamo messa in una cappella di un quartiere popolare. In Chiesa molte donne, alcuni bambini, qualche uomo. Una ragazza suona la chitarra mentre una signora al microfono guida i canti. In questa comunità ha operato per un po’ di anni don Gino Michieli, prete di Torino. Don Gino è morto qualche anno fa. Fu mio compagno di banco durante gli studi propedeutici. Uomo mite e semplice, la gente lo ricorda con affetto e riconoscenza. Al termine della messa ringrazio perché anche loro hanno amato e apprezzato un mio caro amico.