Sulla vicenda legata all’occupazione e allo sgombero dell’ex Ferrotel, la palazzina di via Capuana “eletta” a centro sociale dai ragfazzi del collettivo Pecore Nere intervengono alcuni rappresentanti della società civile astigiana. Sotto riportiamo integramente la lettera.

 

“In seguito allo sgombero dell’ex “Ferrotel” di via Capuana, avvenuta ad opera delle forze dell’ordine nei confronti dei ragazzi del collettivo Pecore Nere, alcune riflessioni ci sono venute spontanee.
La casa sgomberata è un edificio di proprietà Trenitalia, dato in gestione ad un’immobiliare, la Metropolis spa, creata ad hoc per gestire l’ingente patrimonio delle ex Ferrovie dello stato. In origine tale costruzione, edificata con soldi pubblici, ovverosia con i soldi delle nostre tasse e quindi di “nostra proprietà”, serviva per dare alloggio agli impiegati delle ferrovie o come foresteria per i ferrovieri di passaggio. Poi è arrivata l’ondata delle privatizzazioni, e coloro che incautamente abbiamo eletto a gestire il “nostro” (in quanto finanziato con i nostri soldi) ingente patrimonio immobiliare (INAIL, INPDAP, Stazioni, caserme etc.) ed infrastrutturale (ferrovie dello stato, elettricità, telefonia), hanno di fatto “regalato” a soggetti privati (spesso contigui ai suddetti amministratori) tale ricchezza, compiendo, in nome di una sbandierata quanto fasulla modernità, un vero furto con destrezza. Il sudore di molti è diventato improvvisamente la proprietà di pochi. Ma tornando alla casa in oggetto, sempre in nome di una maggior efficienza, questa veniva chiusa e tale è rimasta per 14 anni, mentre i ferrovieri venivano mandati a dormire in albergo (d’altronde chi di noi non svenderebbe la propria casa per andare a vivere il resto dei suoi giorni in una camera d’albergo? ). In una città con carenza di spazi associativi e di gravi emergenze abitative, una costruzione di circa 12 alloggi, ribadiamo “nostra” in quanto pagata a suo tempo con soldi pubblici, è stata lasciata in balia dei topi e dei piccioni in uno stato di degrado ed abbandono. Nessuno se ne sarebbe più curato se un bel giorno un gruppo di ragazzi non avesse pensato che fosse uno spreco lasciare inutilizzato uno spazio così grande. Soprattutto avranno pensato, nella loro ingenuità, che anche i loro genitori avevano pagato per costruire tale spazio e quindi fosse nel loro sacrosanto diritto utilizzarlo.Ed è solo a questo punto che la Proprietà si è ricordata di avere un bene dismesso, lasciato lì a macerare quel tanto necessario per farci magari un giorno una bella speculazione, e quindi si è rivolta all’ordine costituito per riprendersi quello che ritiene essere suo. Date queste premesse ed a prescindere da quale che sia la vostra opinione sulle occupazioni, poniamo una domanda: alla fine, in tutta questa storia, chi sono i veri abusivi ?”

Marco Ceste, Alberto Serventi, Massimo Gamba, Carlo Sottile