Spagna, Irlanda, Gran Bretagna, Francia, Romania, Belgio e Bulgaria: gli esperti europei della nutrizione collettiva, raccolti in un progetto di Slow Food International, hanno conosciuto da vicino una delle eccellenze dell’Asl AT, il servizio mensa e ristorazione del Cardinal Massaia.
Questa mattina, gli operatori internazionali di ristorazione collettiva, che partecipano a “Slow Food in the Canteen”, sono stati accolti dal direttore generale Luigi Robino, da Maria Luisa Amerio, responsabile della Soc di Dietologia, dalle dietiste dell’Asl AT e dallo staff delle cucine e del magazzino.
“È sempre stata una questione di qualità”, ha detto Robino, introducendo agli operatori la realtà Asl, “abbiamo puntato su uno degli aspetti che più di ogni altro contribuiscono al benessere dei pazienti, al loro percorso di cura. Oggi arriviamo a servire oltre 1700 pasti”.
Nel suo discorso, Maria Luisa Amerio ha puntato sulla netta inversione di tendenza con il cambiamento di approvvigionamento nelle mense: “Il nostro punto di partenza è stata la constatazione della diffusa malnutrizione ospedaliera: nel passato, quasi il 60% dei pazienti, durante la degenza, ne soffriva, arrivando addirittura a perdere peso. Questo dipende dall’incidenza della patologia, ovviamente, ma anche dalla bassa qualità della ristorazione. Si arrivava a lasciare il 40% di scarti; oggi si avanza meno del 20% di quanto c’è nel piatto e il rischio malnutrizione è decisamente basso, sotto gli standard per un ospedale medio-piccolo come il Massaia”.
La svolta è arrivata nel 2008 con il Progetto 2Q, puntando, a partire dal reparto ortofrutticolo, sulla stagionalità e sul Km 0, ottenendo il duplice effetto benefico di “risparmiare e rafforzare l’economia locale”, rileva ancora Amerio. Tre sono i tipi di dieta che il reparto dell’Asl AT profila sui singoli degenti: il vitto comune (per chi non ha nessun problema di alimentazione), le diete standardizzate per le patologie (messe a punto dagli stessi reparti) e quelle ad hoc per chi ha specifiche necessità o problematiche.
Finanziato con fondi Ue, il progetto dell’attiva organizzazione piemontese “European Schools for Healthy” mette in rete 12 istituti di 10 paesi europei per scambiare e confrontare esperienze, a volte, molto eterogenee: “visto il periodo della visita, le scuole italiane sono chiuse ma il Massaia rappresenta un unicum in Italia e in Europa per l’approccio all’alimentazione e l’organizzazione del servizio”, commenta una delle responsabili del progetto, Mariagiulia Mariani. “Nella ristorazione collettiva, l’approvvigionamento e la filiera corta, dal campo al magazzino, sono gli stessi, poi subentrano le opportune specifiche”.
Dopo la visita ai magazzini e alle cucine, gli operatori hanno potuto verificare di persona il servizio dell’Asl, sedendo a tavola alla mensa aziendale del Massaia.
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