“No, non mi sento un eroe, per noi è normalità, semplice lavoro”. Umberto Cerri, vigile del fuoco astigiano classe 1965, fra i primi ad arrivare sul luogo della tragedia dell’hotel Rigopiano, non si sente speciale, nonostante con la sua squadra abbia localizzato i primi superstiti e nonostante nella sua lunga carriera abbia prestato servizio oltre che in operazioni ordinarie (per i pompieri) come incendi e incidenti, ma anche in tragedie naturali, dal terremoto dell’Emilia Romagna a quello dell’Aquila, dall’alluvione del ‘94 all’esondazione del novembre scorso. E quando il pubblico del Festival di Sanremo, durante la prima serata della manifestazione canora, si è alzato in piedi per un lungo applauso da tributare al gruppo di soccorritori intervenuti all’hotel del pescarese, lui, che era proprio su quel palco ha pensato solo: “Allora il mio lavoro l’ho fatto come si deve”. Quella di Cerri, classe 1965, è una storia fatta di quotidianità, passione e senso del dovere. Caposquadra in servizio al comando provinciale dei vigili del fuoco di Asti da 26 anni, ha lasciato un impiego “comodo” nel settore automobilistico per inseguire il suo sogno: Diventare pompiere. Un desiderio diventato realtà, coronato con un’importante specializzazione che gli ha permesso di entrare nel Saf, il nucleo speleo alpino fluviale e di acquisire un’ulteriore qualifica per operare su neve e ghiaccio. Proprio queste specializzazioni lo hanno portato a far parte della colonna mobile composta da vigili del fuoco piemontesi che sono intervenuti per primi all’hotel Rigopiano, nel cui crollo causato da terremoto, slavina e neve, hanno perso la vita 29 persone. “Eravamo diretti a Teramo per l’emergenza neve prima ancora che la valanga si abbattesse sul Rigopiano – racconta Cerri -. Poi abbiamo ricevuto una chiamata e siamo stati dirottati verso Penne”. Con un elicottero la squadra è riuscita a raggiungere  l’albergo, o almeno quello che ne restava. “Quando siamo arrivati abbiamo visto solo una distesa bianca, la neve aveva coperto tutto e non c’era traccia dell’albergo – continua -. Sapevamo che lì c’era il Rigopiano, ma a prima vista non si vedeva nulla. Solo in un secondo momento ci siamo accorti di un materasso che spuntava dalla coltre bianca e abbiamo capito che lì c’era davvero un albergo, anche se la struttura era scivolata a valle di quasi 400 metri”. Facendosi aiutare anche dalle due persone scampate al crollo, la squadra è riuscita a localizzare i primi superstiti. “Stavamo scavando fra i detriti quando un mio collega ha aperto un varco fra le macerie, scorgendo un’intercapedine – continua il vigile del fuoco -. Abbiamo urlato per capire se c’era qualcuno e ci hanno risposto delle voci di bambini”. “Siamo vivi”, con questa frase si è aperta la speranza di poter strappare alle grinfie dell’hotel qualche vita. Speranza che si è concretizzata nelle ore successive, visto che sono state tratte in salvo 11 persone. L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 10 febbraio 2017