Quarantaquattresimo numero dell’anno per la Gazzetta d’Asti che nel 2020 spegne 121 candeline. Ecco i principali argomenti della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 20 novembre 2020.

Pazienti covid in struttura

Rispondere a una richiesta regionale per alleviare il peso che grava sugli ospedali. E’ quello che ha fatto la Casa del Pellegrino di Villanova, di proprietà della Diocesi, che ha aperto la struttura per accogliere i pazienti covid che non necessitano più di ospedalizzazione ma che non possono trascorrere la quarantena all’interno del proprio nucleo familiare. Sabato sono arrivati i primi ospiti e a oggi la struttura ne ospita una decina. Si sta invece ancora dibattendo sulla possibilità che questo servizio venga garantito anche dall’Hasta Hotel di Valle Benedetta. Attualmente sarebbe in corso un confronto tra Asl At e proprietà dell’albergo. Intanto arriva la proposta di Uniti si può di accogliere l’aiuto che può arrivare dai medici cubani per fare uscire l’ospedale Massaia dalla pressione, “unico ospedale della provincia e punto di riferimento per cittadini residenti anche a 50 km dal capoluogo”, hanno sottolineato Michele Anselmo e Mauro Bosia, del gruppo consiliare rivolgendosi al sindaco per chiedergli un’interrogazione urgente sul tema.

La spesa si può fare anche fuori dal proprio comune se è più conveniente

E’ dovuto arrivare un aggiornamento sul sito del Governo per chiarire uno dei punti più dibattuti dell’ultimo dpcm: posso fare la spesa fuori dal mio comune? Se lo sono chiesti in molti, specie chi vive in paesini o in frazioni abituati a fare compere al di fuori del proprio abitato per ragioni sia di risparmio che di necessità. Il 16 novembre scorso da Roma, con una modifica delle Faq, le domande frequenti, è arrivato il chiarimento che dice che “fare la spesa rientra sempre tra le cause giustificative degli spostamenti”. Quindi sì, ci si può spostare in un comune vicino se lì si trovano punti vendita più vantaggiosi. “Laddove il proprio comune non disponga di punti vendita o nel caso in cui un comune contiguo al proprio presenti una disponibilità, anche in termini di maggiore convenienza economica, di punti vendita necessari alle proprie esigenze, lo spostamento è consentito, entro tali limiti, che dovranno essere autocertificati”, si legge sul sito del Governo.

Alfieri come Mozart, Asti come Salisburgo?

Stimato direttore, ho seguito con stupore gli interventi seguiti al nobile appello dell’ex sindaco astigiano Luigi Florio per salvare il Centro Studi Alfieriani. Asti lascerà sciogliere l’unico Centro Studi prestigioso che possiede? Davvero porteranno via da Asti manoscritti e biblioteca alfieriana? Sarebbe la chiusura di una delle realtà culturali locali più importanti e portabandiera intellettuale della città. Il Centro Studi Alfieriani è un centro di ricerca, di studio delle carte alfieriane e di confronto fra i massimi letterati a livello mondiale. Una istituzione che dà lustro alla città e che non può disperdersi. E ho pensato: se un giorno a Salisburgo qualcuno proponesse di chiudere e portare altrove una delle mille presenze di Mozart in città? Salisburgo è la città di Mozart. Chi la visita, lo ritrova dovunque. Mozart è l’anima e molto altro della città. Ogni pezzo di memoria mozartiana è una risorsa che nessuno si permette di non riconoscere e valorizzare. Asti non è forse la città di Vittorio Alfieri? Ma Asti è come Salisburgo?

Il rischio che sparisca un’istituzione culturale di portata nazionale e internazionale come il Centro Studi Alfieriani è grave per tutto ciò che il Centro rappresenta: oltre ottant’anni di storia della critica letteraria e del teatro, relazioni nazionali e internazionali, una presenza viva in città, nonostante le risorse sempre esigue. Oltre, ovviamente, all’impoverimento di tutto il patrimonio alfieriano (che è tutto proprietà della Fondazione), che ha e potrebbe avere molto più nell’attrazione, e nel richiamo di studiosi, visitatori, turisti (il museo) e studiosi e studenti (in particolare la biblioteca e l’archivio). Sicuramente rimane il problema di come rendere il Centro Studi Alfieriani una risorsa culturale promotrice della vita della città.

Quando si chiudono istituzioni e luoghi di lavoro, si pensa pure a chi vi lavora. Credo che valga pure per il Centro Studi Alfieriani. Qui vi hanno lavorato molte persone. C’è chi venne assunta nel 1986, come direttore a sostituire Roberto Marchetti, e ha assistito a 34 anni di vicende: lo smantellamento e il riallestimento del Centro, il restauro di tutti i beni, la trasformazione in Fondazione dal 1999 al 2003, le Celebrazioni alfieriane. La “chiusura” della Fondazione aprirebbe anche il problema del lavoro di chi ha dedicato al Centro una parte di vita e di ricerca. L’attuale “confinamento” e la clausura aumenteranno forme di delirio collettivo, incertezza delle spiegazioni. Speriamo non tolga lucidità a chi ha responsabilità pubblica: responsabilità di finanziare (penso agli enti pubblici e privati cittadini e non solo), ma anche responsabilità di promuovere, gestire, tutelare il patrimonio alfieriano di beni mobili e quello umano, rispetto a possibili “appetiti”, che possono trovare alibi nella distrazione, nella mancata comprensione dei rischi reali, nonché, in momenti drammatici come questo, in altre incontestabili emergenze. Eppure occorre il coraggio di non cercare alibi, né coprire eventuali inadempienze precedenti. Direbbe qualcuno, oggi ci vuole più cultura. Ma vale per pochi…, gli altri sono convalescenti.

Le calzature di culto della Lidl

Il giorno dopo è realtà. Anche a scuola molti bambini, quelli che a scuola possono ancora andare, indossavano le ormai famose scarpe colorate. La campagna marketing della Lidl è diventata subito un caso, con i capi del marchio “low cost” andati a ruba e rivenduti a prezzi più che decuplicati su Ebay.

Alla faccia del puntare sui piccoli marchi locali, dei negozi sotto casa, in tempo di semi lockdown in pochi si sono lasciati sfuggire l’affare. Scarpe da ginnastica a 12.99 euro, calzini, t-shirt, ciabatte che ora sono diventati oggetti da collezione. Da sfoggiare o da rivendere a prezzi esorbitanti. E’ successo in Europa ed è successo anche qui, da noi, con tanto di “total look” sfoggiati sui social e fiumi di commenti.

Gli astigiani all’estero

Il focus di questa settimana è dedicato alla pandemia descritta dagli astigiani che vivono all’estero.