Trentaduesimo numero dell’anno per la Gazzetta d’Asti che nel 2020 spegne 121 candeline. Ecco i principali argomenti della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 28 agosto 2020.

Douja 2020: siamo tutti curiosi

Siamo tutti in attesa della  conferenza stampa che martedì prossimo rivelerà i misteri della Douja in epoca covid. Misteri che quasi nessuno ha voluto rivelare in anticipo, quasi scaramanticamente dopo che nei mesi scorsi era stata data per sospesa, poi “fortemente voluta” dalla Giunta Regionale e infine introiettata anche dalle istituzioni astigiane dopo una adeguata alchimia. Non era facile trovare un’identità ad una manifestazione vinicola alla quale era stato tolto il pezzo forte del concorso enologico. Così l’alchimia ha valorizzato il  coinvolgimento per il secondo anno consecutivo di Piemonte Land of Perfection e dei suoi 14 consorzi, guidato dal neo presidente Matteo Ascheri, presidente del consorzio del Barolo. Lui qualche anticipazione ce l’ha fatta. Come è stato l’approccio nell’organizzazione delle varie attività di degustazione? “Vista la situazione incerta ci abbiamo messo molto coraggio, considerando una vera e propria sfida per ricominciare a dedicare al vino l’attenzione che si merita,nella salvaguardia della salute dei partecipanti. Come Piemonte Land abbiamo pensato di contingentare gli accessi al banco di degustazione in piazza San Secondo (dove si troveranno tutte le tipologie enologiche piemontesi) con spazi distanziati che accolgano, previa prenotazione, piccoli gruppi di persone che potranno assaggiare, in 50 minuti, vini e prodotti tipici del territorio. Ci saranno pause tra un turno e l’altro di 10 minuti per sanificare l’area”. Come sarà quindi la Douja 2020? “Diversa, rinnovata, una valida alternativa alla movida, dove ci si può avvicinare in sicurezza al consumo consapevole ed informato del vino. Insomma,un pubblico selezionato e curioso di conoscere la storia e la cultura del mondo enologico”. Appuntamento al focus che Gazzetta d’Asti dedicherà alla Douja sul prossimo numero.

La storia infinita della revisione delle parrocchie

Su Comunità Viva di questa settimana compare la sintesi commentata delle indicazioni pastorali del Vescovo per il prossimo anno, frutto di un anno di lavoro. Nel prossimo numero queste indicazioni verranno allegate integralmente insieme al calendario pastorale. A tema la liturgia, in particolare la celebrazione eucaristica. Cioè: a partire dal significato della celebrazione eucaristica, dove sarà possibile celebrarla in futuro e dove no? Un tema per la Diocesi che ricorda i tentativi di riforma costituzionale in Italia: come quella, anche la revisione delle parrocchie e la redistribuzione delle messe è storia di almeno 30 anni di tentativi tutti abortiti. Negli anni ‘90 ci aveva provato il vescovo Poletto, tirando in ballo per la prima volta le unità pastorali. Grande risalto mediatico (una delle prime diocesi in Italia), ma la montagna partorì il topolino: ancora troppi preti in circolazione e far collaborare seriamente tra loro parrocchie a volte rivali era impresa disperata. Secondo tentativo nell’era Ravinale a metà anni 2.000. Riforma complicatissima, che parlava di zone, vicarie, unità pastorali e unità parrocchiali. Una architettura in parte fittizia (le unità parrocchiali erano di fatto le parrocchie affidate allo stesso parroco…) e in parte riuscita, perlomeno per zone e vicarie. Terzo tentativo a metà degli anni 2010. Ormai la riforma era indifferibile e la pezza di affidare parrocchie a sacerdoti stranieri era tipica del detto evangelico su pezze vecchie e tessuti nuovi. Comparve un colorato schema che di fatto era una specie di gioco a tavolino, mosso da uno spirito di “razionalizzazione”, che non superò neanche la discussione in Consiglio Presbiterale. Ora siamo alla quarta puntata. Questa volta si è partiti dalla sostanza: a quali condizioni celebrare una eucaristia domenicale degna di tale nome. Vedremo quali saranno i risultati concreti. Altrimenti non ci resta che la soluzione del referendum popolare, come quello del taglio dei parlamentari.

Htm il gruppo Montante rientra dalla finestra?

Momenti di apprensione per gli 8 dipendenti della Htm, azienda che produce le parti in gomma degli ammortizzatori per treni. Ammortizzatori per treni che sono il brand specifico della Msa, azienda consorella dell’htm e con lei coinvolta nel fallimento dello scorso anno. Ora, si agita lo spettro di un’acquisizione da parti, come il commercialista milanese Maurizio Dorigo, fortemente legate con l’ex-proprietario, ed ex presidente di Confindustria Sicilia, ora ai domiciliari, Antonello Montante. “Noi non interveniamo in situazioni legate a gare d’appalto” spiega “un’abbottonato” Mamadou Seck, segretario provinciale Fiom-Cgil “ma in questo caso abbiamo inviato una lettera al giudice fallimentare, al prefetto di Asti, Alfonso Terribile, al sindaco, Maurizio Rasero: l’attenzione deve essere altissima”. La paura è appunto un ritorno a quel passato che ha portato al fallimento entrambe le aziende: Htm e Msa. Per quest’ultima l’acquisto è stato perfezionato dalla Msa Damper, società di scopo legata alla famiglia di imprenditori bresciani, Mascialino, ad una cifra vicina ai 2,5 milioni di euro. Per l’Htm la base d’Asta è fissata a 100.000 euro e scadrà il 7 settembre “faremo un offerta al rialzo anche noi” spiega Daniele Martignoni, uomo dei Mascialino in Msa “ma non ci faremo coinvolgere in aste senza fine”. Una delle paure è che l’Htm, se venduta separatamente, non possa più contare sul suo cliente principale, l’Msa dei Mascialino, che riuscirebbe a trovare facilmente altri fornitori di gomme. E, l’Htm, riuscirebbe a trovare, altrettanto facilmente altri clienti?

Volontariato in panchina? No in campo…

Ieri mattina si è svolta l’iniziativa “Volontariato in panchina”,che ha visto 33 associazioni rigenerare le panchine affidate loro per sorteggio. Iniziativa promossa da Centro Servizi, “Dono del Volo” e Comune di Asti. Ma perché chiamarlo “Volontariato in panchina”. Più che mai è in campo, anche senza lo stipendio di un calciatore…

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