Monsignor Marco Prastaro è il nuovo vescovo di Asti. Una città intera lo ha accolto in Cattedrale, dove si sono svolte le cerimonie di ordinazione episcopale e di ingresso come vescovo successore di Francesco Ravinale.

Una celebrazione sentita da tutti, come ha dimostrato la folla che ha atteso don Marco fuori dal Duomo, in arrivo da Chieri, dove ha trascorso  qualche ora in famiglia, assieme a mamma Liliana, e le sorelle. Una famiglia unita e presente al gran completo a sostegno di don Marco, come lui stesso ha voluto sottolineare dall’altare, appena ordinato guida della chiesa astigiana.

Ma in Cattedrale c’erano anche gli amici di sempre “che mi hanno sostenuto in questo percorso e aiutato anche nel trasloco”, i confratelli che hanno accompagnato don Marco nel suo lungo percorso da missionario nel nord del Kenya, nella Diocesi di Mararal, settanta sacerdoti della Diocesi di Asti e del Piemonte, vescovi, arcivescovi , autorità e tanti fedeli che don Marco ha definito “i miei padroni” ” io sarò vostro servo;  Cercherò di essere un servo fedele e generoso, desidero essere me stesso con i miei pregi e i miei difetti”.

Le celebrazioni

Il primo ad accogliere don Marco fuori dalla Chiesa è stato il sindaco Maurizio Rasero che gli ha dato il benvenuto a nome di tutta la cittadinanza. Poi l’ingresso in Cattedrale ancora da semplice sacerdote che non dimentica di abbracciare gli amici e i parenti, fra cui una cugina arrivata apposta da Shangai.  A celebrare la commovente cerimonia monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, Mons. Francesco Ravinale, Amministratore Apostolico di Asti e Mons. Virgilio Pante, vescovo di Maralal (Kenya), diocesi dove don Marco Pràstaro è stato vicario generale.
Tra i concelebranti anche il cardinale Severino Poletto, arcivescovo emerito di Torino e già vescovo di Asti, e il cardinale John Njue arcivescovo di Nairobi.

Ed è stato proprio l’arcivescovo Nosiglia a guidare il rito di ordinazione. “Questo rappresenta uno dei momenti più intensi di grazie a di unità che il Signore ci concede di vivere”, ha detto.
Con l’unzione cresimale, l’imposizione del Vangelo sopra la testa, la consegna dell’anello, della mitra e del pastorale don Marco è diventato monsignore fra gli applausi e una commozione palpabile. Un lungo abbraccio con monsignor Francesco Ravinale, poi un primo incontro con i rappresentanti di Migrantes e Caritas a ricordo dell’impegno missionario di mons Prastaro e infine l’abbraccio con tutti i sacerdoti, molti dei quali sono venuti da lontano per accompagnare il nuovo vescovo in questo importante momento.

Sull’altare anche il vicario generale don Marco Andina che nel salutare il nuovo vescovo ha voluto ricordare la potenza del suo motto episcopale “Purché Cristo sia annunciato” che racconta di evangelizzazione e della volontà si spargere il seme (la parola di Dio) in abbondanza.

Il saluto di mons Marco Prastaro

Ma il momento più toccante e che ha strappato anche molti sorrisi dell’intera cerimonia è stato proprio il saluto di monsignor Prastaro.
“Confesso che sono agitato” ha confessato fra gli applausi.

“Io qui mi sento già a casa. Voglio ringraziare il Signore che mi ha scelto, ma è un mistero del perché abbia scelto me. Sono spaventato ma so che il Signore mi accompagnerà e voi mi sosterrete – sono le prime parole rivolte agli astigiani da mons Prastaro -. Siate benevoli e misericordiosi! Grazie a tutti voi; sono stato mandato qui per voi e come dice il Vangelo di oggi, io sarò servo e voi i miei padroni. Cercherò di essere un servo fedele e generoso, desidero essere me stesso con i miei pregi e i miei difetti”.

“Ai giovani dico: conto su di voi! Abbiamo bisogno di voi, non abbiate paura e prendete iniziativa”. Poi monsignor Prastaro saluta personalmente tutti coloro che hanno fatto parte della sua vita non solo pastorale dai confratelli torinesi “in questi venti anni siete stati la mia famiglia”a don Italo Francalanci, sacerdote astigiano missionario in Brasile, dai rappresentanti delle altre confessioni “sarà bello continuare insieme come figli dello stesso Padre” alla sua famiglia, mamma Liliana, le sorelle Laura, Anna e Maria, i cognati i nipoti e i cugini.
Mons Prastaro ricorda poi i “compagni di avventura in Kenya”, rappresentati in Cattedrale da un folto numero di sacerdoti e dal vescovo Virgilio Pante, che ha concelebrato. Proprio mons Pante sale sull’altare per consegnare dalle mani di una donna Samburu Masai una mitra fatta di pelle di capra, la stessa che è stata consegnata a papa Francesco.
“Il buon pastore deve avere il profumo delle pecore”, ha scherzato monsignor Pante, facendo indossare la nuova mitra al nuovo vescovo Prastaro.

Infine il ringraziamento al vescovo emerito Francesco Ravinale “a cui con tremore succedo”, a monsignor Nosiglia e a papa Francesco “Per la fiducia che mi ha dato nominandomi vescovo della terra da cui proviene”.

Infine ancora un messaggio rivolto agli astigiani “Da piccolo non ho mai giocato a fare il vescovo – scherza -. Non avrei mai immaginato questo. Vi chiedo di pregare per me; spero che mi aiuterete a sentire e capire come pensa questo popolo e col tempo impareremo a conoscerci”.