No al referendum sugli ospedali. Nella seduta del 28 marzo il Consiglio regionale ha respinto la richiesta di consultazione popolare sulla delibera di riorganizzazione ospedaliera, votando per l’inammissibilità dell’istanza presentata dal Comitato “Salviamo gli ospedali e la Sanità in Piemonte”, il cui primo firmatario era stato il consigliere regionale Gianluca Vignale (Mns). La delibera sulla riorganizzazione degli ospedali piemontesi, la famosa 1-600 approvata dalla Giunta Chiamparino nel 2014, non sarà quindi sottoposta al voto dei cittadini, poiché la votazione si è chiusa con 30 sì (cioè a favore dell’inammissibilità ) e 15 no. Per Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche, che fin da subito si è schierato a favore del Comitato “Salviamo gli ospedali e la Sanità in Piemonte”, la scelta del Consiglio regionale “Va a denigrare gli oltre 2 mila cittadini che hanno deciso di sottoscrivere la richiesta del Comitato, oltre che a ledere l’esercizio della democrazia e la Sanità piemontese. La democrazia è un diritto dei cittadini ed un obbligo da parte di chi, quegli stessi cittadini, li deve rappresentare. Chiediamo solamente di poter raccogliere le 60 mila firme necessarie per un referendum su una delibera che non ha senso”. Contro il referendum hanno votato Pd, Sel, Scelta Civica, Moderati e Chiamparino per il Piemonte, a favore Fi, M5s, Ln, Mns. Tra chi si è schierato a favore dell’inammissibilità , oltre al Presidente della Regione Sergio Chiamparino, ci sono anche i consiglieri regionali: Accossato, Allemano, Appiano, Balocco, Barazzotto, Baricco, Boeti, Caputo, Cerutti, Chiapello, Conticelli, Corgnati, Ferrari, Ferrentino, Ferrero, Gallo, Gariglio, Giaccone, Grimaldi, Molinari, Monaco, Motta, Ottria, Pentenero, Ravetti, Reschigna, Rossi, Rostagno e Valmaggia. Se il Consiglio avesse dato parere favorevole, per il quale era necessaria una maggioranza assoluta (26 voti), sarebbe partita la raccolta delle 60 mila firme di cittadini elettori per poi procedere all’indizione del referendum. Se per l’assessore alla Sanità Antonio Saitta: “La discussione si attesta intorno a due grandi blocchi, quello dei progressisti e quello dei conservatori, di chi si occupa della sostenibilità del sistema sanitario dei prossimi anni e di chi no. Noi ci siamo assunti la responsabilità di guardare al futuro rimodulando l’offerta sanitaria in funzione del cambiamento della domanda e siamo così usciti dal piano di rientro”, per Nursind: “Il cambiamento dell’offerta è evidente ogni giorno per i professionisti che lavorano a diretto contatto con i pazienti, e provano sulla propria pelle gli effetti di una delibera a dir poco scellerata, che ha ridotto gli operatori sanitari per la mancata presenza di un piano di assunzione, ed ha portato un maggior carico di lavoro a chi quotidianamente opera con dedizione e competenza, oltre che ad una riduzione delle cure necessarie al cittadino. Non è quindi tollerabile parlare di offerta sanitaria, come fa invece l’assessore alla Sanità Saitta, perché con l’introduzione della 1-600, una vera offerta sanitaria, degna del termine, non esiste più”.
No al referendum sugli ospedali. Nursind: “Inaccettabile che il consiglio regionale impedisca ai piemontesi di pronunciarsi”
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