Una rivoluzionaria decisione quella a cui è giunta l’assemblea di soci del Consorzio dell’Asti docg, riunitasi lunedì scorso (2 maggio). Dopo 39 anni si torna alla vecchia suddivisione. È stata infatti approvata all’unanimità con un astenuto la riduzione dei membri del consiglio e la parità di presenze tra parte agricola e case spumantiere. La nuova “democrazia” (attualmente le aziende imbottigliatrici hanno 16 consiglieri contro gli 11 della parte agricola) è un importante ritorno al passato, anche se entrerà in vigore solo nella primavera del prossimo anno. Saranno previsti 9 membri per “fazione” più il presidente del Consorzio, che farà da ago della bilancia, nonostante sia ancora ignota la sua completa adesione o l’alternanza tra le parti. Oltre alla tematica burocratica sui membri si è anche discusso di vino e mercato. Le novità più sostanziali sono le proposte di un Asti secco, un demisec e di un Rosè. Alcuni soci hanno anche lanciato l’idea di un moscato d’Asti spumante, una sorta di spumante dolce la cui produzione sarà ancora discussa. Ciò che il consorzio si propone è quello di creare prodotti nuovi per rilanciare l’Asti, che deve sempre più adattarsi alle esigenze di mercato. La vera sorpresa di lunedì tuttavia non nasce dalle decisioni. Il consorzio non si aspettava un’affluenza di circa 100 agricoltori, che hanno riempito l’assemblea e intasato le segreterie di deleghe e iscrizioni fino all’ora di pranzo. Questo forte segnale di presenza ha fatto capire quanto anche i produttori agricoli siano interessati a capire e affrontare i problemi che stanno avvelenando il mondo del vino bianco. La volontà di collaborare con le industrie è un ottimo trampolino per far ridecollare l’Asti. Danilo Bussi