Piazza Alfieri quest’anno vedrà l’esordio del mossiere Andrea Calamassi che andrà a sostituire nel prezioso compito di “dare la mossa” Renato Bircolotti, storica presenza al Palio di Asti.
Senese di nascita, è cresciuto in mezzo al Palio e ai cavalli.
E’ stato anche cavaliere di concorso ippico, per poi diventare funzionario Masaf (il Ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste), delle corse al galoppo.
Successivamente ha intrapreso il percorso per diventare mossiere che lo ha portato in qualche anno a prendere parte alle più importanti competizioni italiane.
Secondo Calamassi, il mossiere non deve essere una figura dominante: se i fantini riescono a gestire i cavalli in una certa maniera, il mossiere è una persona quasi ininfluente, è il suo pensiero.
Come si identifica un buon mossiere? “Poche parole, ma decisione”, disse al momento della sua nomina alla Gazzetta d’Asti.
Per una buona riuscita del Palio sosteneva l’importanza di rimanere con i piedi per terra e di avere cavalli adeguati alla corsa: “In alcune corse i fantini portano dei soggetti inadeguati alla mossa, ma che galoppano bene. Se si pensa che basti, è un errore. Perdono il Palio perché non prendono bene la partenza, anzi creano problemi. Un grosso handicap, un rischio inutile”.
Il suo predecessore, Bircolotti, è ricordato come “colui che fece sfumare la diretta Rai”, a causa delle numerose partenze false. Quando gli fu chiesto se la diretta Rai poteva influenzare le tempistiche della corsa, Calamassi rispose: “Sono aziendalista. Devo seguire una certa linea, ma assolutamente non posso fare danni a chi partecipa pensando ai tempi. Ognuno deve fare il proprio lavoro”. Diplomatico.
Il Palio di quest’anno vedrà molti esordi, novità, rimescolamenti dell’ultima ora: non sarà facile il compito del mossier Calamassi.
Laura Avidano