Sabato 30 settembre, i sindaci dei comuni italiani hanno incontrato Papa Francesco, in una udienza speciale dedicata ai temi che riguardano la vita delle comunità locali, in particolare l’accoglienza dei rifugiati, (va ricordato che il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – SPRAR – fa capo proprio ai singoli comuni).
Il suo discorso, come ormai siamo abituati ad ascoltare, con un linguaggio piano ma deciso, ha stimolato le coscienze, contrapponendo la Babele in cui rischiamo di vivere e la Gerusalemme celeste cui dobbiamo tendere: “La città di cui vorrei parlarvi riassume in una sola le tante che sono affidate alla vostra responsabilità. È una città che non ammette i sensi unici di un individualismo esasperato, che dissocia l’interesse privato da quello pubblico. Non sopporta nemmeno i vicoli ciechi della corruzione, dove si annidano le piaghe della disgregazione. Non conosce i muri della privatizzazione degli spazi pubblici, dove il “noi” si riduce a slogan, ad artificio retorico che maschera l’interesse di pochi.” Il Papa ha riconosciuto le fatiche implicate da accoglienza e integrazione, ma ha invitato ad impegnarsi al fine “di allargare la piazza, di fare spazio, di dare a ciascuno la possibilità di realizzare sé stesso e la propria famiglia e di aprirsi alla comunione con gli altri.”
In questo contesto, nella bellissima Sala Clementina, il Papa ha ricevuto alcuni doni, prodotti che i migranti presenti sui nostri territori hanno elaborato, creato o trasformato, in rappresentanza di tutta la rete Sprar Da Santorso (VI) arriva una stola realizzata a mano, da Latina un turbante dell’Atelier Acanthus, dai nostri amici di Terre di Monale (PIAM di Asti) piatti di ceramica.
Ma non solo. Il quarto dono offerto al Papa è stato un cesto dei doni della cooperativa agricola sociale Maramao con sede a Canelli, portato Alhagie e accompagnato da Davide.
Quando Alhagie e Papa Francesco si sono incrociati gli sguardi, al momento della consegna del dono, vi è stato un caloroso e amichevole scambio di sorrisi.
“In questo ci sembra di intravedere il mondo possibile: quello dell’incontro, del rispetto, dell’apertura e della fiducia nel fratello, sia egli un giovane migrante o il capo della Chiesa” commentano da Maramao e CrescereInsieme
Alhagie, insieme ad altri ragazzi (italiani, in fasce svantaggiate e non, e migranti, richiedenti asilo o titolari di protezione) coltiva a Canelli e dintorni terre che erano abbandonate ed oggi producono ortaggi, uve, nocciole, farro e orzo biologici.
Lo slogan che si sono dati a Maramao (che da CrescereInsieme è nata) è “Questo mondo è possibile, coltiviamolo insieme!” e lo sguardo franco e ottimista di Francesco, che si specchia nel e rispecchia il sorriso mite e fiducioso di un giovane gambiano sembrano confermare questa possibilità.
“Ci piace lavorare, con fatica e onestà, in questa direzione. Trovando un importante conforto nel sostegno del “Papa venuto dalla fine del mondo””, concludono.