Una situazione in lento ma costante miglioramento quella che si sta delineando in corrispondenza della cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza Coronavirus: è quello che è emerso durante la Conferenza dei sindaci dell’Asl AT tenutasi la scorsa settimana e che, fortunatamente viene confermato dai trend giornalieri che si stanno registrando nella provincia di Asti. È di 1781 il totale complessivo dei casi positivi al CoVID-19 al 25 maggio, con un aumento di 33 casi nell’ultima rilevazione settimanale (erano 1.748 il 17 maggio scorso), con un aumento che è sceso dal 4% (10-17 maggio) all’1,8% (17-24 maggio) L’incidenza sulla popolazione si attesta, dunque, complessivamente intorno all’8 per mille, con un indice di mortalità del 12,4%, in linea con il resto della Regione Piemonte. Sono 66 i pazienti positivi ad oggi ricoverati all’ospedale Cardinal Massaia di Asti, di cui circa 20 in via di guarigione e dimissione tra la fine di questa e l’inizio della prossima settimana. Ad oggi, un solo letto di Rianimazione risulta occupato da un paziente Covid+, peraltro prossimo ad essere trasferito in terapia sub-intensiva . “In linea generale – commenta il Commissario, Giovanni Messori Ioli – questi dati ci confermano una significativa normalizzazione del contesto di grande emergenza che ci siamo trovati ad affrontare nelle settimane e mesi precedenti. Tuttavia, è ancora indispensabile la massima attenzione da parte di tutti, in particolare il rispetto delle raccomandazioni comportamentali finalizzate alla prevenzione del contagio”. La Rianimazione di Asti è passata da una capacità di 10 posti letto ad un massimo di 24 postazioni nel periodo di picco dell’emergenza. Parallelamente, oltre agli spazi dell’OBI (Osservazione breve intensiva) in Pronto Soccorso e delle Malattie infettive, sono 6 i reparti ad essere stati convertiti e riorganizzati per poter ospitare pazienti positivi al Coronavirus: Chirurgia multispecialistica, Ortopedia, Urologia, Geriatria, e le due Medicine. Dal picco di 188 posti letto effettivamente occupati (comprensivi delle terapie intensiva e sub- intensiva) si è passati agli attuali 66: a fronte di tale diminuzione, i reparti di Urologia e Chirurgia multispecialistica, dopo un’accurata igienizzazione, sono stati riportati alla fase preCOVID dall’inizio di questa settimana. A seguito dei recenti confronti con le Aziende sanitaria ed ospedaliera di Alessandria, si è iniziata a delineare l’ipotesi di individuare uno degli ospedali dell’area alessandrina quale presidio CoVID del Quadrante Sud-Est. Il ritorno alle attività chirurgiche ed ambulatoriali ordinarie sarà valutato in base all’andamento dei contagi e delle ospedalizzazioni; una graduale ripresa è comunque prevista a partire dal mese di giugno. Nel mentre, il Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) e l’Unità speciale di continuità assistenziale (Usca) hanno ultimato le attività di controllo su ospiti/pazienti e personale delle Case di riposo e Strutture residenziali di Asti e Provincia: sono stati effettuati 1.969 tamponi tra il personale, con 136 positivi (7,5%), e 3.175 tra gli ospiti, con 517 positivi (16,7%). Anche i test sierologici sul personale Asl AT sono stati ultimati: su 2.077 effettuati, l’esito sierologico è stato di 133 (6,4%) dipendenti in cui si è riscontrato lo sviluppo di una risposta anticorpale al Coronavirus. I numeri relativi al personale sanitario dell’Asl AT (aggiornati al 29 maggio) risultato positivo al CoVID-19, dall’inizio dell’emergenza ad oggi, si sintetizzano in un totale di 99 dipendenti, di cui 20 medici, 62 infermieri e 17 Oss. Di questi, 48 (9 medici, 31 infermieri e 8 Oss) risultano guariti e rientrati in servizio. Complessivamente sono 9 (4 medici e 5 infermieri) i soggetti ad aver avuto necessità di ricovero, di cui un unico caso (per 3 giorni) nel reparto di Rianimazione. Ad oggi non risultano dipendenti ricoverati in ospedale. Durante la Conferenza dei sindaci dell’Asl AT, di lunedì 18 maggio scorso, infine, l’Azienda ha confermato come per il futuro della sanità locale sarà importante proseguire il potenziamento dei servizi territoriali e della rete di medicina di base.