Cittadinanza onoraria a Montiglio Monferrato per Maurizio Scandurra. La preziosa onorificenza è stata assegnata al giornalista radiotelevisivo domenica scorsa, nell’ambito del gran finale della Fiera del Tartufo, dal sindaco Dimitri Tasso, “per le numerose opere di benemerenza donate al Comune nell’anno del ventennale della fusione con Colcavagno e Scandeluzza”.

Com’è arrivato a Montiglio?
“Il Monferrato mi appassiona dal 2009: lo scoprii grazie a un amico prematuramente scomparso, l’avvocato vercellese Bruno Poy, stimato anche dal Sindaco del paese. Provvidenzialmente, cercavo una dimora estiva fra questi colli sempiterni, e la trovai proprio qui. Un segno del Cielo”.

Appassionato di sacri bronzi, nel giugno scorso ha donato al paese la Campana dei Tre Comuni.
“Commissionata alla ‘Pontificia Fonderia Marinelli’, dall’anno mille a oggi la prima e più antica fabbrica di arte sacra al mondo, è visibile nel giardino interno al Comune che per l’occasione ho fatto riallestire. Un monumento dedicato altresì alla Divina Provvidenza: che, come dice San Giuseppe Benedetto Cottolengo, fa sempre bene tutte le cose”.

Che cosa ha in serbo per Montiglio?
“Il sindaco mi ha conferito un incarico di collaborazione inerente a cultura, grandi eventi e promozione del Comune. Obiettivo è rafforzare la presenza del paese sui media attraverso opere mirate in grado di rilanciarne i luoghi più significativi. Come pure ha fatto il regista Roberto Gasparro: persona squisita, anche lui nominato cittadino onorario, ha girato ‘Qui non si muore’, con i montigliesi come attori”.

Può anticipare qualcosa?
“Un’idea è proseguire sulla strada delle campane celebrative: che, con le meridiane, fanno di Montiglio il paese del tempo”.

Il prossimo dono in arrivo?
“Con l’amico fraterno Cristiano Bilucaglia, mecenate e imprenditore che per primo ha azzerato le bollette di luce e gas in Italia, condividiamo spesso intenti solidali. Abbiamo già pronta una nuova opera d’arte per Montiglio che, al momento giusto, annunceremo alla stampa”.

Ha lavorato in tv con tanti grandi del piccolo schermo. Quali ricorda con maggiore affetto?
“Antonio Lubrano e Alessandro Meluzzi, amici che frequento tuttora. E poi Fabrizio Frizzi, che incontrai a ‘Telethon’, nel 2010, e Pippo Baudo nello stesso anno per il medesimo programma. Senza dimenticare Cino Tortorella, alias Mago Zurlì. Devo in primis un grazie speciale al celebre regista Michele Guardì: la prima collaborazione in Rai fu grazie a lui. In generale, sono fortunato ad aver avuto, quali maestri di prim’ordine nel lavoro e nella vita, tutte stelle di prima grandezza come loro”.

Sappiamo che è anche un collezionista di ventilatori d’epoca.
“Mia madre diceva sempre, da bambino, che a me le cose semplici riuscivano impossibili. E aveva ragione. Questi oggetti mi hanno appassionato a tal punto da scriverne anche un libro corposo, dagli amatori di cose antiche considerato un po’ una sorta di bibbia in materia, dal titolo ‘Via col vento’, realizzato anche con i contributi di personalità del calibro di Andrea Mingardi, Renzo Arbore e l’indimenticato Paolo Limiti”.

Ha in atto altre collezioni singolari?
“Mi sono da poco appassionato anche agli autobus storici, le vecchie corriere, ai mezzi pesanti del passato in generale. E, anche qui, un incontro del destino: quello, speciale, con l’amico Carlo Marazzato, il primo e più grande collezionista in Europa di autocarri del secolo scorso: ne possiede oltre 250, tutti finemente restaurati, visibili su appuntamento a Stroppiana, nel vercellese. E’ fantastico lasciarsi rapire sull’onda dei ricordi mentre ti affascina con la storia di questi giganti della strada. Una raccolta privata da lasciare senza fiato, nata come tributo al papà Lucillo, prima pietra di quello che è oggi il ‘Gruppo Marazzato’, dal 1952 leader italiano nel settore delle soluzioni per l’ecologia”.

Un’ultima domanda: quanto conta, per Lei, la fede?
“E’ tutto. Senza, non esisterei. L’ho riscoperta e approfondita quando, molti anni fa, mi ammalai gravemente di depressione: dalla quale sono fortunatamente uscito grazie all’incontro con Don Adriano Gennari, sacerdote cottolenghino torinese a dir poco straordinario nella preghiera e nella carità cristiana. Dio mi ha donato una seconda vita, ancora migliore della prima: tant’è che, alla professione di giornalista, affianco oggi felicemente anche quella di imprenditore in vari settori. Cerco sempre di ringraziarLo tutte le volte che posso, offrendo spontaneamente, e con il sorriso, il mio personale aiuto e contributo a tutti i poveri, i malati e i sofferenti che Egli pone sul mio cammino: perché sono proprio loro, in verità, l’unica strada che conduce al Cielo”.