E’ una primavera siccitosa, secondo un’analisi realizzata da “Meteo Expert”, è la più secca degli ultimi 60 anni. Anche i dati Isac Cnr, relativi al primo trimestre dell’anno, indicano temperature superiori di 1,52 gradi rispetto alla media, con l’anno 2020 finora il più caldo dal 1800.

Oggi i livelli dell’acqua nei fiumi sono sostanzialmente pari a quelli del mese di agosto. Gli agricoltori stanno effettuando delle irrigazioni di soccorso, rileva Coldiretti. La situazione è più grave al nord Italia (sempre “Meteo Expert”), registra un deficit di precipitazioni del 70%, contro il 59% del centro Italia e il 42% del sud.

La scorsa settimana, queste persistenti condizioni di tempo secco, con temperature nettamente superiori alla media, spesso accompagnate da vento forte, hanno indotto la Regione Piemonte ad attivare lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi.

Anche nell’Astigiano c’è preoccupazione e gli agricoltori devono prestare particolare attenzione.

“Quando scatta lo stato di massima pericolosità – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Diego Furia – vige il divieto assoluto di abbruciamento dei residui vegetali. Sono inoltre vietate, entro una distanza di cento metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi, azioni che, anche solo potenzialmente, possano determinare l’innesco di incendi. Ricordiamo che eventuali violazioni sono punite con sanzioni amministrative che vanno da 200 a 2 mila euro, oltre i conseguenti procedimenti penali”.

Con questo caldo anomalo e la mancanza di pioggia sono inevitabili le ripercussioni sulle coltivazioni, i terreni aridi hanno bisogno di acqua affinché i campi di mais e barbabietola riescano a germogliare, mentre frumento, ortaggi ed erba medica sono già in stress idrico.

Purtroppo se non ci sarà un profondo cambiamento a breve, con adeguate precipitazioni, mancherà in molte aziende l’acqua necessaria per la crescita delle colture, con conseguenze anche sulle forniture alimentari, in un momento di riduzione degli scambi commerciali per effetto dell’emergenza nuovo Coronavirus. Qui nell’Astigiano, questa emergenza arriva dopo il maltempo dei mesi di ottobre e novembre che ha compromesso le tradizionali semine autunnali come quelle di frumento tenero, loietto, triticale, grano duro e colza. “Da un lato – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – il bel tempo di queste settimane ha permesso a noi agricoltori di procedere con le lavorazioni in modo ottimale, ma dall’altro sta rallentando la germinazione dei semi, che può avvenire solo se in presenza di buona umidità. Per questo cresce la preoccupazione e in molti casi è stato necessario già intervenire con le irrigazioni di soccorso e quindi con ulteriori aumenti dei costi produttivi. Ricordiamo che nel nostro Paese – conclude Reggio – ci sono forti carenze infrastrutturali e solo l’11% dell’acqua caduta dal cielo si riesci a trattenere ed utilizzare. Bisognerebbe finalmente attivare delle misure per riuscire a prevenire questi fenomeni”.

Secondo Coldiretti, spiegano Reggio e Furia, il primo passo sarebbe “la realizzazione di piccole opere di contrasto al rischio idrogeologico, dalla sistemazione e pulizia straordinaria degli argini dei fiumi, ai progetti di ingegneria naturalistica”. Contestualmente, sottolineano alla Coldiretti, “serve un piano infrastrutturale per la creazione di piccoli invasi che raccolgano tutta l’acqua piovana ora sprecata, per distribuirla ai fini di regimazione della acque, irrigui, ambientali e dell’accumulo/produzione di energia idroelettrica. Servono poi interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, campagne di informazione ed educazione sull’uso corretto dell’acqua, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni a basso fabbisogno idrico”.

Per ora però, per allontanare i timori di incendi e di perdere i raccolti, serve urgentemente il sollievo della pioggia, costante e non troppo intensa, scongiurando i forti temporali con precipitazioni violente che provocherebbero solamente danni ed erosione del suolo, senza consentire ai terreni di assorbire l’acqua necessaria allo sviluppo delle piante.