Si rinnovano i casi di avvistamenti di lupi, anche, nel Monferrato e nell’astigiano, tra il timore della popolazione e la preoccupazione degli allevatori.

Da un recente monitoraggio nazionale di Ispra (maggio/2022) ne sono stati stimati circa 3300 in Italia, di cui 900 sulle Alpi e di cui 600 in quelle piemontesi che, essendo sature, hanno costretto i lupi a piazzarsi anche in collina e in pianura.

Un fenomeno accresciuto a dismisura negli ultimi tempi tanto da assumere le caratteristiche non, solo più, di episodio temporale e straordinario, bensì, di una realtà con la quale “imparare a conviverci”, così, come espresso dal naturalista, guardia-parco ed esperto di lupi Luca Giunti, autore della pubblicazione “Le conseguenze del ritorno”.

“I Canis Lupus Italicus sono in espansione in tutt’Europa, così, come in Italia ed, evidentemente, nel Monferrato, per 4 fattori prevalenti – spiega l’esperto: – in primis, perché hanno ritrovato casa in un territorio progressivamente rioccupato dal bosco, divenuto un vero e proprio ristorante a cielo aperto con numerose prede oggi disponibili (cinghiali tra gli altri); poi, perché quello che fino al 1967 era considerato come animale nocivo è, successivamente, diventato un animale protetto e, per conseguenza, la dispersione, che dura 3-4 anni, ne è favorita: ad un anno di età, i giovani lupi si allontano dalla famiglia di centinaia di km in cerca di nuovi territori e compagni/e con cui mettere su famiglia, senza più incorrere nella tagliola e nel fucile”.

“I lupi vivono nel branco (famiglia) o in solitaria (a seconda dell’età) o in coppia (a seconda del periodo). Mentre nel mese di dicembre il branco è composto dalla coppia di lupi, a maggio raggiunge una decina di individui (papà, mamma e cuccioli), per poi arrivare quasi a dimezzarsi pochi mesi dopo. Come per tutti i predatori, la mortalità infantile è molto alta. Inoltre, tra le prime cause di morte, ci sono gli incidenti d’auto. Insomma, complessivamente, il 50% dei nuovi nati non raggiunge l’età riproduttiva e almeno il 70% di loro non si riproduce (solo i lupi Alpha si riproducono). La selezione naturale è molto severa con i carnivori all’apice della carriera alimentare. La vita media del lupo è di 9/10 anni, ma se la coppia è composta da due individui Alpha, uno dei due morirà un anno prima”.

“Come il gatto, il lupo dorme mediamente 10 ore al giorno, poi, spende qualche ora a giocare, a ululare e stare con gli altri, soprattutto, se ha la pancia piena. Si nutre circa 2-3 volte la settimana e lo fa andando praticamente sempre a colpo sicuro. Conosce bene il suo territorio. Solitamente, è più attivo al crepuscolo perché è il momento in cui i suoi organi di senso sono complessivamente superiori a quelli delle prede. Di notte vede scale di grigi e di blu, ma la mappa mentale e geografica del loro olfatto e a noi sconosciuta”.

Grazie ai suoi escrementi, usati per marcare territorio/confini e identificabili dalla presenza di peli, ossa e cattivo odore, è possibile monitorare la sua presenza.

“I lupi continueranno ad espandersi quotidianamente anche nei nostri territori; inevitabilmente, continueranno a predare anche gli animali domestici” sentenzia Giunti. “Chi vuole proteggerli dovrebbe fare di tutto per aiutare i pastori a ridurre il conflitto, aumentando sorveglianza, reti e cani da guardia”.

Diversa, la preoccupazione del mondo agricolo e degli allevatori Coldiretti.

“L’eccessiva presenza di lupi va a penalizzare gli allevamenti bovini e ovini più virtuosi, ovvero, quelli che hanno scelto il pascolo allo stato semi brado salvaguardando l’ambiente e il benessere animale – aggiunge il Vice Direttore Coldiretti Asti Franco Luigi. – Al momento, i nostri allevatori si stanno proteggendo con i cani da guardiania ma, certamente, non è sufficiente. Sarebbero opportuni contributi specifici per meglio agevolare le aziende. Dal fronte dei rimborsi in caso di aggressione, invece, le procedure sono molto lunghe e passano attraverso l’esame del DNA sui campioni biologici della vittima, per riscontrare l’effettiva causa imputabile al lupo. In conclusione, ritengo che sebbene il lupo sia una specie protetta, così come accade in Svizzera, tra gli altri, la sua diffusione non debba sfuggire al nostro controllo e che vengano introdotte, quanto prima, puntuali misure di contenimento”.

“In gioco non ci sono soltanto la sicurezza del bestiame e il lavoro agricolo: potrebbe esserlo anche l’incolumità dell’uomo – riflette il Presidente Coldiretti Asti Marco Reggio.

“Con numeri fuori controllo è altresì a rischio l’equilibrio ecologico – chiosa il Direttore Coldiretti Asti Diego Furia. – Occorre un nuovo Piano Lupo con misure più efficaci, anche, per gli ibridi”.