Francesco Scalfari, classe 1965, dopo 24 anni di onorato servizio come direttore del Polo universitario di Asti si è dimesso per intraprendere una nuova carriera come docente al Cpia, il Centro provinciale di istruzione per adulti. Ripercorriamo con lui questi anni in cui l’Università di Asti è nata e cresciuta fino a diventare il Polo di altissima formazione che tutti conosciamo.

Come ricorda il suo arrivo al Polo universitario di Asti?

“Arrivai nel 1998, i locali erano ancora in via Testa. Niente a che vedere con quello che conosciamo oggi. C’erano poche aule, un unico piccolo ufficio. Io in qualità di segretario dell’associazione che gestiva i corsi avevo la mia base di lavoro alla Camera di Commercio; solo dopo qualche mese mi trasferii in via Testa. Lì abbiamo poi allestito gli uffici, la segreteria studenti. Pian piano, oltre a Economia e commercio, sono arrivati altri corsi e l’edificio è diventato troppo piccolo per contenere tutto, fino al trasferimento alla Colli di Felizzano. Un grande salto in avanti”.

Come sono cambiate le cose nel corso degli anni?

“Sono cresciute sia l’organizzazione che la squadra di lavoro, fino ad avere una segreteria studenti per ogni corso. L’associazione è diventata Consorzio Asti Studi superiori e poi, nel 2007, Polo Universitario Rita Levi Montalcini. Il cambiamento più evidente e incontestabile è sicuramente l’aumento numerico degli allievi iscritti, nonchè la loro provenienza geografica. All’inizio la presenza era territoriale, principalmente astigiani. Ora gli oltre 1600 allievi provengono da tutto il mondo: la laurea magistrale di Scienze viticole ed enologiche, in lingua inglese, è internazionale e accoglie studenti dalla Cina, dal Sudamerica, dal Sudafrica”.

Qual è secondo lei il punto di forza della nostra Università?

“Sono due principalmente. Intanto l’alleanza tra il Consorzio che gestisce il Polo universitario e gli Atenei prestigiosi di cui ospitiamo i corsi che sono garanzia del loro valore, di quello dei docenti, della preparazione che offrono agli studenti. L’altro punto di forza è la presenza di più atenei, dall’Università di Torino a quella del Piemonte Orientale, fino ad arrivare alle Accademie di Belle Arti di Cuneo e Novara, che arricchiscono e diversificano l’offerta formativa”.

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 16 settembre 2022

Laura Avidano