Alessandro Guarino, Elfo Chiarenza, Josè Florio, Silvano Orio e Michele Cocciardo: arrivano da Asti e sono i Sophì, band nata nel 2008 dalla comune passione di cinque amici per l’alternative rock italiano.

Come siete venuti a conoscenza di Asti Nuovi Rumori? Perché avete deciso di partecipare?

“Conosciamo ANR dal 2004: alcuni di noi avevano partecipato a quell’edizione. Abbiamo preso parte all’edizione 2009, nel cortile di Palazzo Alfieri.  Anr rappresenta la musica di Asti, quello che questa città può e riesce ad offrire. Partecipiamo proprio per questo, per dire: “ci siamo,eccoci”.

Ci sono degli artisti a cui vi ispirate?

“Siamo cinque teste diverse, con diverse esperienze musicali alle spalle. Ci accomunano alcune band di alternative rock. In primis Radiohead, Afterhours e Marlene Kuntz. Ma la nostra musica è la sintesi di talmente tante passioni che dentro i Sophì si può trovare di tutto, anche i Beatles o i Queen”.

Tre aggettivi per descrivervi.

“Semplici, precisi, introspettivi”.

L’esibizione più memorabile della vostra carriera?

“Al “Giancarlo” sui Murazzi del Po. C’è stata un’ottima sintonia di gruppo sul palco, abbiamo suonato bene e c’è stata risposta da parte del pubblico”.

Qual è il traguardo musicale più alto che sperate di raggiungere con la vostra produzione?

“Sicuramente poter fare i musicisti di “mestiere”, quindi portare la nostra musica ai grandi mezzi di comunicazione (radio, tv e sopratutto case discografiche). Non ci nascondiamo, è chiaro che c’è molto da fare ancora, ma crediamo in noi e nel nostro progetto”.

Cosa pensate della situazione musicale underground italiana?

“E’ un mondo che non è ascoltato, forse per le troppe band che “parlano” e si “parlano” sopra… C’è una insana competizione, anche a livello locale. Inoltre le case discografiche in questo momento sembrano non aver voglia di investire su questo mondo. Speriamo presto in una inversione di tendenza”.

Cd e mp3 pirata o download a pagamento?

“Noi siamo per il download, tendenzialmente free. Dà la possibilità a chiunque di “raggiungerci”, di sentirci. Certo il “pagamento” sarebbe una sorta di riconoscimento per il lavoro che la band ha svolto e anche per i costi che ha dovuto sostenere”.