Il commento alla Parola di domenica 28 marzo (domenica delle Palme) a cura di Maria Chiara (novizia) del Monastero Cottolenghino di Pralormo

Ricordo che, quando ero ragazza, una mia carissima amica mi raccontava della fede di sua madre. Era, questa, una donna molto semplice, segnata dalle durezze della vita, che non aveva avuto la possibilità di studiare, ma con una fede intensa, molto profonda. Sovente, questa amica sentiva risuonare sulle labbra della mamma: “Santa Croce di Dio, non ci abbandonare!”. In mezzo alle piccole e grandi difficoltà di ogni giorno, questa donna aveva imparato a non ribellarsi al dolore, ad aggrapparsi alla Croce, a prendere forza dalla Croce, fino ad amarla. Quasi spronata da questo esempio, la mia amica ha intensificato il suo cammino di fede e, a distanza di tanti anni, pensando alla domenica delle Palme, subito mi si è affacciato questo ricordo. 

Il nostro Santo Cottolengo amava ripetere che “tutto si impara ai piedi della Croce”. Non è qualcosa che risuona alle nostre orecchie quasi come un’esaltazione del dolore, quanto piuttosto l’invito a trovare nella Croce, stando ai piedi di essa, il Signore Crocifisso. Nella festa dell’Esaltazione della Croce del 2017, papa Francesco, nell’omelia a Casa Santa Marta, ci ha messi in guardia da due tentazioni, ricorrenti nella nostra vita: l’illusione di un Cristo senza croce o di una croce senza Cristo. Egli disse così: “Queste sono le due tentazioni: un Cristo senza croce, cioè un maestro spirituale che ti porta avanti tranquillo, non ci sono le sofferenze o almeno tu scappi dalle sofferenze e vai» Ma «un Cristo senza croce non è il Signore: è un maestro, niente di più… L’altra tentazione è la croce senza Cristo, l’angoscia di rimanere giù, abbassati, col peso del peccato, senza speranza. È una specie di “masochismo” spirituale. Solo la croce, ma senza speranza, senza Cristo… Ma la croce è un mistero d’amore, la croce è fedele, la croce è nobile”.

Quel giorno il Papa aveva concluso l’omelia invitando i fedeli a sostare qualche minuto in silenzio e a chiedersi: “Il Cristo crocifisso, per me, è mistero d’amore?… Mi lascio portare da questo mistero dell’abbassamento, svuotamento totale e innalzamento del Signore?… Che il Signore ci dia la grazia non dico di capire, ma di entrare, – poi col cuore, con la mente, con il corpo, con tutto, capiremo qualcosa – in questo mistero d’amore”.

In fondo è ciò che accade al centurione nel momento in cui vede Gesù morire. “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio” (Mc 15,39) E’ la Persona di Gesù Crocifisso a far sgorgare la fede in quell’uomo, perché per lui è stato determinante vedere il modo in cui Gesù è morto, abbandonato totalmente al Padre, senza rancore anzi perdonando. Anche a noi sia donato di riconoscere nella Croce il mistero d’amore, la nostra unica speranza che mai ci abbandona, come è successo alla mamma di cui parlavo all’inizio. Lì, sotto la Croce, sta Maria, la nostra tenera Madre. Un Tropario bizantino dice così: “Vergine senza macchia, per le tue suppliche siamo liberati dalle sventure; noi, che siamo in tutto custoditi dalla croce del tuo Figlio, tutti, come dobbiamo, piamente ti magnifichiamo”.

Buona Settimana Santa!

LETTURE: Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Mc 14,1-15,47