Una notte di musica e altruismo. Questa sera il Teatro Alfieri si vestirà a festa e ospiterà la prima edizione dell’Asti Christmas Rock Festival, un evento i cui fondi serviranno a finanziare l’associazione “Autoaiuto” cittadina. Sul palco del teatro si alterneranno, presentati da Betty Martinelli di Primaradio, band provenienti da tutta Italia, come i Noxius Gasdi San Damiano, i Donkeys Forever di Milano, gli Esmen di Genova,  Trois Tettons di Varazze e i Sophì.

I Sophì sono una band astigiana che calca le scene locali dal 2008. Nell’estate di quest’anno il gruppo ha subito una radicale evoluzione, passando da cinque a quattro elementi che propongono un alternative rock orecchiabile e interessante. Alessandro Guarino (chitarra e voce), Josè Florio (tastiere, synth e cori), Silvano Orio (basso) e Michele Cocciardo (batteria) si trovano anche su My Space, all’indirizzo http://www.myspace.com/sophiband e su Facebook.

Oltre al nuovo disco presenterete anche la nuova formazione. Come mai questo cambio di rotta?

In realtà abbiamo presentato la nuova formazione qualche settimana fa in un concerto al Diavolo Rosso, però allora non c’era stato ancora modo e tempo di lavorare concretamente pensando i Sophì in quattro.
Questa volta invece abbiamo preparato il live e gli arrangiamenti in funzione delle nuove esigenze tecniche. E’ stato difficile rinunciare a una persona importante come Elfo Chiarenza che ha lavorato ottimamente su quello che sono stati i Sophì fino a giugno. Paradossalmente, però, in quattro il gruppo si è “unito” di più. Il cambio di rotta è stato meno improvviso di quanto ci si potesse aspettare, frutto di dinamiche che spesso prendono forma all’interno di una band. Per portare a “maturità” questo progetto è stato necessario quest’ulteriore cambio di line up. Essere in quattro ha caricato di responsabilità ogni membro della band e al tempo stesso sembra aver ridato nuova“linfa”al progetto.

Descrivete la vostra musica.

La musica dei Sophì rispecchia, in ogni strumento e in primis nelle parole e nella voce, i caratteri e le sfumature emozionali di ognuno di noi. Sophì è una meravigliosa idea. I Sophì sono bianco o nero. Come amore e odio, siamo una continua dicotomia. Il genere che ne esce alla fine risulta un rock a volte con pieghe elettroniche, a volte con piccoli richiami brit che nelle melodie non perde orecchiabilità. Nel complesso decisamente alternativo.

Quale è stato, se c’è stato, il cambio di direzione fra Bugie di un Ladro Romantico e i vostri precedenti lavori.

L’essenzialità e la ricerca estrema del suono in questo lavoro sono diventate se era possibile, ancora più la nostra “stella polare”. I brani in quattro, anche i “lenti”, hanno preso un piglio decisamente più rock. In alcuni punti le parti, prese da sole, sembrano quasi grunge. Qualcosa che assomiglia ai Verdena de “Il suicidio del Samurai”. Nonostante questa naturale piega, che noi come band abbiamo assecondato, non negandola ma seguendola, i brani non si sono distaccati molto da quello che eravamo prima. Sono solo diventati più “maturi”, più ricchi. Ci rispecchiano decisamente meglio.