“Le cose devono cambiare, le persone sapere”, scrive nel diario di bordo l’astigiano Alessandro Porro, presidente della Sos Méditeranée: urgenza del cambiamento e della consapevolezza sono l’essenza della bussola che orienta a un deciso e intenso appello di umanità. Nell’arco di sei giorni l’organizzazione non governativa a bordo della Ocean Viking ha vissuto gli estremi del soccorso marittimo e umanitario nel Mediterraneo. Martedì 27 aprile 236 persone sono state salvate da due gommoni sovraffollati e in pericolo al largo di Zawiyah, in Libia. 

Ma nei giorni precedenti, giovedì 22 aprile, lo stesso equipaggio ha assistito alle tragiche conseguenze del naufragio di un gommone a Nord-Est di Tripoli che ha causato la morte di 120 persone, “o 100, o 130. Non lo sapremo mai, perché sono tutte morte”, come ha affermato Alessandro Porro. Soccorritore sulla Ocean Viking da quattro anni, il presidente della SOS Méditeranée testimonia l’attuale scenario – che deve cambiare e che deve essere conosciuto – del soccorso nel Mediterraneo determinato da una mancanza di responsabilità e di rispetto della legge del mare e della vita umana.

Avete salvato martedì 27 aprile 236 persone. Dove vi trovate adesso? Sapete dove potrete sbarcare?

“Stiamo per sbarcare tra poco (1 maggio, ore 8.30 ndr) ad Augusta: ieri notte abbiamo avuto l’autorizzazione e l’operazione inizierà alle 9. Ci vorrà un po’ di tempo per effettuare tutti i test anti covid, ma entro la fine della giornata sarà terminato lo sbarco e seguirà poi la procedura per la quarantena obbligatoria come da prassi da un anno a questa parte”.

Come stanno le persone che avete salvato? Alcuni di loro vi hanno raccontato di quanto hanno vissuto prima di imbarcarsi sui gommoni?

“Su 236 persone, 114 sono minori non accompagnati. Sono tutti piuttosto tranquilli e disciplinati, è gente abituata a seguire le regole e sono molto collaborativi con noi. Ci hanno raccontato le violenze che hanno subito in Libia per mano dei trafficanti: dai lavori forzati, alle percosse, ai respingimenti, alla prigionia e molti di loro non volevano imbarcarsi vedendo le condizioni del mare e la fragilità dei gommoni ma sono stati picchiati e costretti a salire a bordo. Le storie sono tantissime ma essendo molti di loro minorenni abbiamo maggiore cautela nel diffonderle. Per fortuna ora stanno tutti bene, il team medico ha fatto un grande lavoro: molti sono arrivati in stato di disidratazione, dolori muscolari dovuti alle percosse, ecchimosi e segni sulla pelle. Uno dei problemi più diffusi è poi il mal di mare, ma tendenzialmente ora stanno tutti meglio: in questi giorni li abbiamo coinvolti in diverse attività ma principalmente hanno riposato.

“Basta morti in mare”: come SOS Méditerranée insieme ad altre Ong avete inviato una lettera aperta a Mario Draghi in cui si legge: “Per alcuni anni, l’intervento delle navi di soccorso civile è stato accolto con riconoscenza dalle autorità italiane ed europee, con le quali abbiamo collaborato in modo continuativo ed efficace […]. Poi le cose sono cambiate”. Da quale momento in particolare?

29 giugno 2018, dal momento in cui la responsabilità dei soccorsi al largo della Libia è passato dall’Italia al governo libico. Ma la responsabilità è solo sulla carta: non c’è coordinamento, gli stati europei quando vengono interpellati per la necessità di soccorso si passano la responsabilità e la scaricano sulla Libia che ne è titolare solo in teoria perché nei fatti non si concretizza. Spesso vengono chiamate “azioni di soccorso” quelle che invece sono azioni di respingimento, contrarie alla Convenzione di Ginevra e al diritto internazionale. Prima del giugno 2018, invece, la cooperazione era efficace: con la guardia costiera italiana il funzionamento era analogo al 112: c’era una centrale operativa che raccoglieva dati, informazioni e coordinate e inviava le risorse disponibili con il mezzo più adeguato, dal supporto aereo, alla nave militare e delle Ong. Da quel momento in poi, invece, chi si ritrova in mare è solo”. 

L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 maggio 2021

Federica Bassignana